NADA SURF, Lucky (Barsurk / City Slang, 2008)

Mesi fa capeggiava nella home di Myspace la pubblicità del nuovo disco dei Nada Surf, presentato su per giù così: “I Nada Surf hanno speso gli ultimi 10 anni (dai tempi di “The Proximity Effect”, per intenderci) cercando di fare il disco pop perfetto..”. Non ricordo come finisse la frase ma ascoltando questo nuovo album non si può che pensare che il disco perfetto, a questo punto, non abbiano semplicemente voglia di farlo. Perché non lasciarsi ancora anni e anni (mentre sulle loro carte d’identità gli “anta” ormai avanzano) per scrivere melodie sensazionali (e pezzi invece volutamente buoni solo a far numero sulla tracklist)? Perché diciamocelo, i Nada Surf sono tra i migliori gruppi pop/powerpop in circolazione. Suonano pezzi da repeat continuo e ritornelli che sanno di eterna giovinezza. Convincono sempre e comunque non cambiando mai registro. Del resto, interessa davvero qualcosa? Ci aspettiamo altro da chi ha fatto della semplicità e dell’incisività il proprio marchio di fabbrica? Vorremmo mai trovarci tra le mani un disco che non abbia almeno sei pezzi indimenticabili in favore magari di una (in questo caso) inutile sperimentazione?

Il pop è innanzitutto una questione di cuore. Matt Caws e soci lo sanno e ci sguazzano a più non posso. Parte “See These Bones” e ti chiedi come, un pezzo che per metà sembra lasciato lì a raccontarsela, possa essere il primo singolo. Invece decide di alzare il tiro, il falsetto del leader si mette – passatemi l’espressione calcistica – a fare reparto da solo e via con la spensieratezza che ci ha fatto amare questo gruppo. “Whose Autority” impiega neanche dieci secondi a far capire quanto sarà meravigliosamente pop da buttarsi via e da includere tassativamente in un ipotetico best of. I controcori si sprecano, le autocitazioni non sono da meno. Embè? Funzionano sempre che è un piacere. “I Like What You Say” è il classico pezzo scritto col pilota automatico che ti chiedi come mai solo loro siano in grado di farla e schiaffartela lì senza alcun timore, perché è effettivamente un pezzone. “Ice On The Wing” e “From Now On” richiamano tracce di “Let Go” e “The Weight Is A Gift” mentre la soluzione di un ritmo ‘upbeat’ trainato dalla chitarra acustica regala in “Here Goes Something” un intermezzo più che piacevole. Largo spazio alle tastiere in “Beautiful Beat” e “Are You Lightning?”, quest’ultima a riscrivere lo standard delle loro ballate, assai poco convincenti nel disco precedente. Restano quindi “The Fox” e la conclusiva “The Film Did Not Go ‘Round” a lasciarti lì a pensare che tutta sta voglia di fare un disco perfetto non ce l’abbiano proprio. E mentre decidi di rituffarti nel mare di melodie in cui veleggia questo disco ti ritrovi a sperare che vengano a suonare vicino a casa il prima possibile. Per tornare a saltare come idioti assieme a dei quarantenni che han deciso semplicemente di non invecchiare mai. Lunga vita ai Peter Pan del pop.

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