THE SMASHING PUMPKINS, American Gothic (2008)

Un ennesimo repentino cambio d’umore per Billy Corgan, che cheto-cheto non è stato mai, ma da qualche anno sembra proprio annaspare nella più classica crisi di mezz’età.
Dopo aver rispolverato dagli archivi il nome di battaglia adolescenziale (“non accettazione” la chiamerebbero in psicologia) e averci fornito una prova di forza muscolare mai richiesta, Corgan inverte ancora una volta la rotta e mette in cantiere un progettino tutto acustico.
Il leggendario Spirito dei Tempi Pumpkinsiani, se proprio bisogna trovarlo, sta senz’altro più in questo pugno di canzoni rilassate che non in tutti i testosteronici cinquantadue minuti di “Zeitgeist”, il che conferma quanto detto poco prima: a quarant’anni e rotti ci si trova forse maggiormente a proprio agio con la brava chitarrina fra le mani e senza obblighi di smargiasseria elettrica a rintracciare quelle corde che si sapeva toccare molto tempo fa.

La doppietta iniziale di “American Gothic” porta quel tocco fra lo spensierato e l’infantile che resta effettivamente inconfondibile: ritornelli tanto leggeri quanto piacevoli, sembrano fatti apposta per far ballare le coppiette innamorate ma un po’ tristi. La chitarra e le tastiere trasgrediscono timidamente le regole dell’unplugged, donando a “Sunkissed” una sottile vena di malinconia, che comunque non è sufficiente a giustificare il riferimento al gotico del titolo.
Sul serio non ci aspettavamo di concludere così, con questo buon sapore in bocca, l’ascolto di un formato minore e per giunta da parte di un gruppo di “riformati” che già al fatidico appuntamento ci aveva delusi, ma “Pox” è davvero un brano valido, e non soltanto tra quelli del nuovo corso: gli accordi secchi e il ritmo incalzante rimandano direttamente alle sorelle maggiori del primo periodo elettrificato: le Zucche di “Gish” stanno gridando vendetta!

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