CARPACHO!, La fuga dei cervelli (Sleeping Star, 2007)

“La Fuga Dei Cervelli” è già in giro dall’anno scorso e passando di mano in mano, grazie ai prodigi della rete e dell’hype costruito a dovere da alcune webzine, è diventato una specie di piccolo culto indie ancora prima di vedere le stampe. Parrebbe un piccolo miracolo.

Detto questo, i Carpacho! rientrano nel filone del pop-intelligente che, date anche le capacità minute in sede strumentale, punta quasi tutto sull’impatto dei testi.
E proprio da questi possiamo farci una vaga idea di con chi abbiamo a che fare: i Carpacho! sono i tipici tizi che ti stanno sulle palle. Quelli che pensano di essere arguti e brillanti e che ci tengono a fartelo sapere. Quelli che vogliono dimostrare di non prendersi sul serio, di essere “cazzoni” (come ormai si autodefiniscono fieramente), ma che fanno dell’occhio serio e distaccato il loro leit motiv. Quelli che per apparire simpatici (apparire, sia chiaro, non essere) metterebbero in cartella stampa recensioni negative e ringrazierebbero col sorriso una stroncatura alla quale si sentirebbero ovviamente superiori.
Poi loro saranno sicuramente le persone più piacevoli di questo mondo… peccato però che l’antipatia e la supponenza che trasudano da queste canzoni parlino per loro.

Talmente irritanti da riuscire a stamparti in testa anche una melodia, quella di “C.A.R.P.A.C.H.O.”, che parte dai Blur di “Girls & Boys” per finire in una specie di sigla di “Carletto Il Principe Dei Mostri”. E trovarsi a canticchiarla dal nulla una mattina che stai camminando per strada fa quasi male.
Ma fatto salvo per questo episodio e per un paio di altri momenti davvero catchy come “Sensazionale!” e il ritornello del singolo “Regole Per Un Cervello Difettoso”, il resto viaggia sul noioso regime di Baustelle cantati senza il minimo spirito romantico ma con il tono monocorde dei Velvet.

E allora davvero “Maledetto Il Trucco”, perché se non si cercasse di ostentare un’intelligenza in realtà nella media e un’urgenza comunicativa da sbadiglio, questo disco (a meno che non ridotto a ep, tenendo giusto i pezzi meno odiosi) si meriterebbe la muffa degli scaffali di seconda mano.

Parrebbe un piccolo miracolo, dicevamo. Ma tanto per rimanere nel filosofeggiare povero, l’apparenza è ben lungi dall’essenza. Su ragazzi, più talento e meno pose.

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