BADLY DRAWN BOY, Born In The UK (EMI, 2006)

Cos’è successo a Badly Drawn Boy? Io me lo ricordavo come un simpatico ragazzotto con un cappellaccio che scriveva ottime canzoni pop, arrangiate magnificamente e con un gusto raro per l’epoca. Era il 2000 e “The Hour Of Bewilderbeast” faceva ben sperare in ben altra carriera. “Have You Fed The Fish” va preso per quello che è: un disco fuori fuoco; mentre “One Plus One Is One” aveva un paio di ottime idee affogate in orchestrazioni pretenziose e barocchismi abbastanza stucchevoli. Se poi ci fermiamo a considerare che l’unico altro suo disco universalmente considerato degno è la colonna sonora di un film di seconda categoria – “About a Boy” – la cui canzone di punta – “Something To Talk About” – è stata coverizzata ed italianizzata dal fortunatamente effimero progetto MP2, non possiamo che registrare la perdita prematura di un talento. O, più semplicemente e cinicamente, la conferma di un mediocre che ha avuto un fantastico colpo di fortuna all’esordio.

Conclusione sempliciona, certo, ma non è che Damon Gough faccia poi molto per smentire tutto questo. “Born in the UK” doveva essere il disco della resurrezione, evvai, yuppie, è tornato, daje col cappellaccio! E invece no. Sembra un “One Plus One Is One” con metà degli arrangiamenti, il che lo rende terribilmente simile ad “Have You Fed The Fish”, solo con canzoni migliori. E’ un passo avanti, me ne rendo conto. Ma nell’economia di questi tredici brani sono solo due quelli che si salvano: “Born in the UK”, singolone vicino a certe sue ballate up-tempo e “Welcome to the Overground”, giusto compromesso tra epica ed etica alla BDB. Il resto? Eh, il resto è un compitino in cui Gough fa il Gough e niente di più. Melodie che sai già come saranno, ritornelli telefonati, arrangiamenti un pochino più misurati ma sempre tendenti all’eccesso. Veramente poca roba.

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