THE CHURCH, “El Momento Descuidado” (Cooking Vinyl / Edel, 2005)

Il ritorno dei Church fa tornare alla mente un sacco di elementi che hanno fatto del gruppo uno dei nostri baluardi. Negli anni ’80, gli australiani proponevano un guitar-pop tanto sixties quando new wave che si contrapponeva in maniera quasi ideologica – assieme a gruppi come Go-Betweens – all’imperante synth-pop e a tutti quei movimenti modaioli che hanno reso gli anni ’80 il peggior decennio del secolo scorso.

Impossibile non amarli, i Church. Ed è per questo che all’ascolto de “El Momento Descuidado” si cade nella spirale anticritica del sentimento e probabilmente sapete meglio di me che quando si mettono in mezzo i ricordi e le passioni c’è poco da fare. In fondo, come resistere ad “Under The Mily Way” nonostante un nuovo arrangiamento? Perché questo è quello che è il nuovo disco dei Church: le loro canzoni storiche riproposte in chiave acustica. Ed ecco che passano davanti “The Unguarded Moment”, “Chromium”, “Sealine”, “A New Season”. Tutte con un vestito nuovo che sembra calzare a pennello, facendole vivere di una nuova forza, una nuova linfa, quasi a volersi presentare al nuovo secolo per dimostrare di essere ancora i migliori. E sentendo una “Invisibile” fragile ed emotiva come non mai viene voglia di dar loro ragione.

Perché in fondo chi se ne frega se questi quattro aussie hanno l’età dei nostri zii. Chi se ne frega se i loro dischi in studio hanno vent’anni e passa. Chi se ne frega se “El Momento Descuidado” non muove la loro vicenda musicale (anche se i cinque inediti vorrebbero ribadire il contrario). Già solo il fatto che ci sono state delle persone in grado di scrivere canzoni del genere rende i Church una band da adorare indistintamente. Ma se c’è una cosa che non accetta puntini sulle “i” è il brivido dell’emozione. Cosa importa del resto? È musica. Cos’altro conta quando riesce ancora a prenderci come se fosse la prima volta?

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