Intervista ai Sons And Daughters

Adele e David dei Sons And Daughters. Dietro di loro Urbino Vista sulla città dalla Fortezza Albornoz. (foto Daniele Paletta)

intervista di Daniele Paletta e Hamilton Santià 

Incontro Adele e David, metà dei Sons And Daughters, a Urbino, poco prima della loro esibizione sul palco del festival Frequenze Disturbate. Lei è di un pallore spettrale ma è sorridente, e inguainata in un seducente vestito rosso; lui ha l’aria di una vera e propria mosca da bar scozzese, qualcuno con cui potresti facilmente finire a terra in una gara a chi beve più stout. Ci sediamo su una panchina; dietro di noi il tramonto su Urbino. Tutti lo guardiamo ammirati, e l’intervista inizia.

È la vostra prima volta in Italia?
A: Onestamente no, eravamo già venuti a suonare quando facevamo parte degli Arab Strap, e se non mi sbaglio, proprio da queste parti, mi pare a Rimini; credo di aver visto anche Milano e Roma, ma non ne sono sicura! (ride)

Ecco, appunto, gli Arab Strap: da loro ai Sons And Daughters le differenze sono enormi…come mai avete deciso di abbandonare quella band e di creare qualcosa di così radicalmente diverso?
D: Beh, eravamo fieri di suonare con gli Arab Strap, ma ad un certo punto ci è venuta voglia di creare qualcosa per noi stessi, che fosse molto differente, che non fosse mai stato fatto da nessuno prima. Volevamo usare solo i nostri mezzi, e crediamo di esserci riusciti.

A: In fondo non credo che le differenze con gli Arab Strap siano poi così marcate: certo, le sonorità sono completamente differenti, ma se fai attenzione ai testi, vedrai che i temi affrontati sono molto simili, si concentrano soprattutto sulle relazioni e sui loro lati più oscuri…

Ascoltando il vostro debutto, “The repulsion box”, vengono in mente nomi storici come i Violent Femmes e, soprattutto, i Walkabouts… sono nomi che ascoltate o che vi hanno influenzato in qualche modo?
A: Certo, i Violent Femmes ci piacciono molto, ma i Walkabouts…beh, io devo ammettere che non li conosco. È strano, perché ad ogni intervista spuntano fuori nomi nuovi… (ride) Non li conosco, ma mi riprometto di ascoltarli.

D: Io adoro i Violent Femmes, davvero: sono molto validi, e i loro primi album sono così ispidi… Ma in generale tutto il country mi ha sempre colpito parecchio, sono ossessionato da questa canzone che si chiama “Country death song”…

Quali artisti, invece, non potremmo mai aspettarci di trovare nella vostra collezione di dischi?
D: Serge Gainsbourg, che io adoro…

A: …oppure Nina Simone…

D: Ma ce ne sono moltissimi altri…io, se adeguatamente sbronzo, potrei sopportare perfino Britney Spears! (ride). Scherzi a parte, trovo molto interessante Missy Elliott, e ascolto moltissima elettronica, ma queste sono tutte influenze che non trovano spazio nella musica dei Sons And Daughters…

Quanto è stata forte la pressione su di voi, dopo il successo del vostro EP di debutto?
D: Non così forte, davvero…tutta questa cosa della “next big thing” è talmente fuori dal nostro controllo che abbiamo cercato di ignorarla.

A: Forse molto derivava dal fatto di essere amici dei Franz Ferdinand, e questo ci ha inevitabilmente attirato addosso l’attenzione dei giornali; tutti ci accomunavano a loro, anche se loro sono un po’ più dark di noi, ma poi si sono accorti della nostra diversità. A noi non interessa essere la next big thing…preferiamo ricevere consensi e raccogliere fan in un periodo più lungo, più lentamente…

E per quanto riguarda la Domino, come vi siete trovati? L’etichetta è una specie di casa-madre dell’indie rock…
A: Siamo stati onorati dal fatto che ci abbiano accolti; c’è un grande rispetto reciproco, e trattano la musica in un modo che apprezziamo: non spingono le band a fare più soldi possibile, anche se certamente questo non gli dispiacerebbe…

D: E poi, un’altra cosa splendida è che non si focalizzano su un solo genere…tentano sempre di stare in equilibrio tra rock ed elettronica, e non hanno nessuna preclusione verso nessuno…so che per un certo periodo hanno avuto in catalogo perfino una band russa…

Per finire, vi riporto quello che mi ha detto un mio amico, ascoltandoci: “sarebbe grande sentirli suonare con Langhorne Slim”. Che ne dite?
(attimo di imbarazzato silenzio, poi scoppiano a ridere)

A: Uhm, dovresti dire al tuo amico che non abbiamo la minima idea di chi sia!!!

D: No, aspetta…non è un vecchio cantante folk? Uhm, sì…ma non lo conosco bene…dovremmo andare a recuperare anche questo…

Ok, riferirò…l’intervista finisce qui, in bocca al lupo per il concerto di stasera, e grazie!
A: Grazie a te!