THE BOOKS, Lost and Safe (Tomlab, 2005)

I due momenti fondamentali del successo dell’indietronica sono la pubblicazione di “Neon Golden” dei Notwist e le dichiarazioni di Thom Yorke sull’influenza dei Lali Puna sul suo lavoro per “Kid A” e “Amnesiac”. Da lì in avanti sono fioriti i lavoro di formazioni dediti a questa contaminazione glitch del pop più da cameretta possibile. Tutti bei lavori certo, ma dopo un po’ la sensazione di sentire sempre lo stesso disco era forte, ci voleva un break o, più semplicemente, un disco che riportasse il genere sugli alti standard delle premesse, così, se l’anno scorso il compito è stato eseguito da “Faking the Books” dei Lali Puna, per il 2005 è la volta dei Books che, con questo loro terzo “Lost and Safe” mettono le cose in chiaro sul vero stato di salute dell’indietronica.

Il risultato è un buonissimo lavoro che mescola con sapienza una forma-canzone di matrice folk e lo-fi, un glitch che rimanda ai Notwist ma anche ai Mùm e delle ambientazioni a metà tra psichedelia e electro-shoegaze che evocano i Sigur Ros, i Telefon Tel Aviv e i Mojave3 di “Spoon and Rafter”. Tutto questo per capire che il disco è si un bel lavoro – per certi versi anche molto bello, in quanto un unicum notevole, compatto, sobrio e senza cadute di stile – ma totalmente inadatto a determinati periodi dell’anno. Sembra una stronzata, ma a pensarci bene, scrivere questa recensione ai primi di maggio può non far apprezzare il disco nella sua totalità. Certo, qui non si condanna altro che la data di pubblicazione ma siamo certi che quando la temperatura tornerà a farci mettere il cappotto, i piccoli risultati dell’artigianato pop dei Books si mostreranno in tutta la sua totale bellezza.

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