OASIS, Heathen Chemistry (Sony Records, 2002)

Quinto album in studio per il gruppo dei fratelli Gallagher. La line-up si è da qualche tempo assestata, ed in questo lavoro il contributo di Gem Archer e Andy Bell è rilevante. Le loro referenze tecniche sono molto più importanti di quelle dei loro predecessori ed in più essi riescono a firmare un pezzo a testa nella track list del disco. Quest’ultimo dato è indubbiamente la vera novità artistica, anche perché dal suo canto il buon Liam è responsabile di ben tre tracce, lasciando al fratello più grande le altre sei. Mai nella storia del complesso inglese Noel era stato così parco nel songwriting, ed inoltre la sua ispirazione non sembra delle migliori.

“Heathen chemistry” si apre con il singolo che ha preceduto la sua uscita, “The Hindu Times”, in tipico Oasis-style, riff ripetuto, feedback controllato, voce annoiata di Liam. Godibile, ma già sentita. “Force of nature” è sinceramente una canzone stanca e goffa, e la voce fuori registro di Noel peggiora la situazione: il risultato è improponibile, una sorta di Slade in stato confusionale. “Hung in a bad place” appartiene a Gem Archer, un punk rock di buona fattura, ben tirato e con la voce di Liam incisiva come ai tempi di “Definetely maybe”. “Stop crying your heart out” è la classica ballata, sebbene appaia scontata dopo tre battute, un déjà vu che comprende archi alla “Whatever” e atmosfere vicino a “Stand by me”, canzone già allora piuttosto sopravvalutata e pomposa.

Ci si risolleva con la prima traccia firmata Gallagher II, bel numero acustico che rimanda – perfino nella voce – a Lennon. Non male “Little by little”, il meglio di Noel dopo la bella “She is love”, quest’ultima degna di un Weller in buona forma. “(Probably) All in the mind” è invece il contributo dell’ex bassista dei Ride, Andy Bell: lo stile è sixties oriented, con venature psichedeliche west coast ed un drumming finalmente un po’ vario. Chiudono due interessanti tracce di Liam, quasi sfacciato nella sua devozione all’ex Beatle, ma comunque più fresco del fratello nel proporre qualcosa di diverso dal solito canovaccio pub-glam-rock.

“Heathen chemistry” è quindi un passo avanti nella tormentata storia del gruppo di Manchester, se non altro per aver evidenziato la possibilità di appoggiarsi ad altre menti creative e dare un po’ di riposo a Noel, francamente un po’ a corto di idee.

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