PETE ROCK, PeteStrumentals (BBE, 2001)

Nuovo capitolo della “Beat Generation” by BBE. I maestri del beat in una collana tutta per loro. Grande qualità, grande libertà… Abbiamo già presentato Jay Dee, e Pete Rock è un personaggio per molti versi affine al collega di Detroit. Anch’egli produttore di fama, mancava una buona prova solista. Solo che Jay Dee ha un gruppo storico per cui esibirsi. Gli Slum Village sono la sua palestra e il suo palco. E anche per la BBE non è cambiato granché, ha preso i suoi rapper, ha dato il suo beat. Pete Rock invece era dai tempi dello storico duo con C.L. Smooth che mancava alla ribalta. “Soul Survivor” era buono solo a far aumentare la fame per questo fuoriclasse. Ora se ne esce con “PeteStrumentals”, e la fame certo non è placata. In effetti, è cresciuta ancora un po’. Non è il solito Pete Rock…
“PeteStrumentals” insegna cos’è l’eleganza nel beatmaking. La completa assenza di volgarità, e il carisma. Il pop, la melodia, il ritmo che vende insomma, qui trovano un’altra dimensione. Ah, se c’è bisogno di precisarlo, questo è un album strumentale. Non ci sono mc. Anzi, ce n’è quattro. Ma solo una traccia, trascurabile, è rappata. Il resto è puro beat. Attenzione, beat di provenienza hip hop, ma non ci si può rappar su. O forse si può, ma non è per questo che è nato. Ciascun pezzo è autosufficente, è nato per essere ascoltato così com’è: strumentale. Siamo avezzi a ascoltare del dub, o del trip-hop, concepiti come suite musicali. Lasciando stare la dance, che richiede l’accompagnamento del corpo. Bene, ascoltando “PeteStrumentals” non vi verrà il dubbio di un salto di genere. Hip hop, è il genere. E un hip hop in stato di grazia. Torniamo a Pete. Famoso per possedere una collezione sconfinata di vinili, qua ce ne presenta una buona selezione. A partire dal soul e dal jazz, ma non è quel tipo di produttore. Il suono smooth del nostro eroe condisce con la stessa fragranza il rock e il pop. La musica nostra, di tutti i giorni. In un turbine di cut’n’mix da restare sbigottiti.

Lo ripeto, se possedete quel paio di classici prodotti con C.L. Smooth, o magari “Soul Survivor”, ancora non conoscete Pete Rock. Lui solo al mixer, è la sua patria, e la nostra fortuna. La qualità non si discute. Un posto nella Hall of Fame dell’hip hop se l’è già assicurato. E vorrei vedere. E’ una di quelle tre, cinque menti che hanno evoluto questo genere musicale. Anche se la fama è solo tra gli appassionati… “PeteStrumentals” non penso cambierà la situazione. Ma se siete in cerca di classe, di abilità cristallina, di senso della composizione, appropriatevene.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *