Bi-Monthly Electronic Addictions | Jan/Feb 2019

Nei primi due mesi del 2019 sono state pubblicate numerose uscite discografiche degne di nota. In questa prima edizione del nuovo anno, troverete anche alcune uscite di Novembre e Dicembre 2018 passate inosservate. Commentate, fateci sapere se le avete apprezzate.

Foodman – Aru Otoko No Densets [Sun Ark Records]

Lo sciamano della psichedelica elettronica/dub Sun Araw non si pone limiti, e si diverte a varcare i confini di genere che, cerca costantemente di rimodulare a suo piacimento. Tanto con le sue uscite, quanto per gli artisti e album che decide di produrre sulla sua label Sun Ark Records. L’ultimo disco del 2018 vede il producer giapponese Foodman regalare una sua personale versione di footwork, un genere, a sua detta, che lo eccita “tanto quanto il dub e il punk”. La sua vena creativa ed esplorativa, trova casa in un luogo sicuro, proprio la Sun Ark Records. Il footwork ha recentemente (ri)preso piede, quindi viene spontaneo chiedersi: era solo una questione di tempo prima che Sun Araw, rilasciando tale album, decidesse di offrirne una sua personale reinterpretazione? Synth gentili e beat pulsanti, interagiscono con vocal spezzati e si alternano rintocchi antartici, e altri suoni “giocosi” non meglio identificati. Un album irriverente e contro ogni tendenza, che tra le altre, si rifiuta anche di essere in streaming.

La psichedelica di Sun Araw arriva questo sabato 2 Marzo a Firenze (dalle 21.15 – Sala Vanni, Piazza del Carmine 14) per la nuova rassegna Disconnect <code>. Maggiori info qui .

Viola Klein – A Passport and a Visa Stamped by the Holy Ghost [Meakusma]

Ogni anno, da metà settembre in poi, i sempre-positivi ed entusiasti feedback sul Meakusma Festival si diffondono a macchia d’olio su tutto il territorio europeo. Il parere è unanime, e delinea un’eccellenza nella curatela unica, senza limiti stilistici, capace di raggiungere i circuiti europei più sensibili alla sperimentazione. L’omonima label del festival è una limpida declinazione della visione artistica del festival, tramite la quale si differenzia ed evolve, fidelizzando sempre più appassionati, edizione per edizione. L’uscita in oggetto è firmata Viola Klein, giovane producer americana, che in tre brani celebra “l’apertura” del suo sound, tra free jazz e deep house. Due delle tre tracce sono prodotte in featuring con Florent Kandedy e Georgia Anne Muldrow, quest’ultima sulla cresca dell’onda per il suo recente album “Overload” su Brainfeeder.

Felicia Atkinson ft. Jefre Cantu-Ledesma – Limpid As The Solitudes [Shelter Press]

La producer francese Felicia Atkinson continua il suo fruttuoso e notevole percorso artistico, e prima della fine del 2018, tira fuori uno dei suoi migliori dischi in assoluto, “Limpid As The Solitudes”, in featuring con Jefre Cantu-Ledesma. Rilasciato dalla fedelissima Shelter Press, l’album ricrea un variegato mondo alternativo caratterizzato da “rivelazioni soniche”, recita il comunicato stampa. Infatti premi play e sei subito trasportato in un nuovo pianeta posizionato in un punto non-specificato della nostra galassia, dove un suono concreto può acquisire un colore, e una struttura ritmica diventare una melodia o un quadro variopinto esposto al Louvre. Appena approdi, non sai dove ti trovi, fai fatica ad ambientarti, ma non c’è nulla da temere. Lievi voci lontane ma carezzevoli, ti danno il benvenuto; i pettirossi cinguettano, ti volano vicino, ti trasmettono un senso di tranquillità e quite; il suono della risacca ti invita ad immergerti, esplorare gli abissi marini del pianeta, e conoscere le sue creature marine: potresti rimanere in apnea a vita e non accorgertene. Immersivo.

Ilpo Vaisanen – ÄÄNET [Editions Mego]

Non credo di essere l’unico ad essere affetto da un disturbo ossessivo compulsivo per la musica di Mika Vainio (RIP) e Ilpo Vaisanen. Tra i tantissimi fan dei due leggendari musicisti di elettronica, sono solo l’ultimo ad acquistare i loro album “a scatola chiusa”, quasi senza neanche ascoltarli. Vaisanen non rilasciava un album ormai da troppo tempo, e quando “ÄÄNET” fu annunciato per la fenomenale Editions Mego, è stato subito amore a primo ascolto ed instant buy. Non avevo dubbi sullo spessore del sound e sull’impatto che avrebbe generato in me. Non è un caso che l’album è un tributo proprio a Mika Vainio, amico di lunga data cui formava il duo Pan Sonic, mancato di recente. Ritmiche tormentate, noise riottosi e grigi soundscapes ti lacerano e ammaliano al tempo stesso, raggiungendo un picco nelle tracce 7 e 8, “Seattle 1” e “San Francisco Keskustelu”. Un must have, come molti dei loro album prodotti da solisti o in duo.

King Midas Sound – Solitude [Cosmo Rhythmatic]

Non mi aspettavo un ritorno di fiamma di King Midas Sound, il duo composto dal poeta dub Roger Robinson e dal peculiare producer di elettronica The Bug aka Kevin Martin, ma per fortuna mi sbagliavo e mancavo di intuito. The Bug aveva già preso una deriva “drone” in entrambe le sue precedenti collaborazioni con Dylan Carlson degli Earth e col viennese Fennesz (in questo caso, insieme allo stesso Robison), pubblicate da Ninja Tune. Robinson, in questo lavoro, ha voluto narrare una personale vicenda sentimentale, e Martin sembra proprio il miglior interprete per ricreare un’ambientazione di sottofondo degna dello strazio del poeta. Ascoltate e noterete le narrazioni rabbiose, consce e penetranti di Robinson spiccare al fianco dei suoni gelidi, ritmiche beatless e ambient infausti di The Bug. “Solitude”, uscito simbolicamente proprio nel giorno di San Valentino, è rilasciato dalla visionaria Cosmo Rhythmatic curata dagli italiani Shapednoise, D. Carbone e Ascion, label che finora non ne ha sbagliata una.

James Holden – A Cambodian Spring OST [Border Community]

James Holden torna a stupire, offrendoci un nuovo album, “A Cambodian Spring OST”, che funge da colonna sonora per l’omonimo documentario di Christopher Kelly sulla situazione politica e sociale in Cambogia, in uscita a Maggio. Facciamo un gioco: proviamo a individuare un animale con cui assocereste la figura di James Holden. Se l’avete accostato a un camaleonte, probabilmente avrete ascoltato molti – o tutti – i suoi album precedenti. Nel suo ampio puzzle discografico mancava solo l’universo della ambient music, ora raggiunto. Se continua così, Holden costringerà qualsiasi musicista di elettronica (che si definisce) poliedrico a consultare il dizionario e rivederne il significato. Soave e teso al punto giusto, l’album suona eccellentemente, quasi non si direbbe che è il suo primo score per film.