MARIA ANTONIETTA, “Deluderti” (La Tempesta Dischi, 2018)

Dopo quattro anni, Maria Antonietta è tornata sotto i riflettori con “Deluderti”, terzo album a suo nome, per la Tempesta Dischi. In questo particolare momento per l’industria musicale, dove giovani artisti per mantenere l’attenzione su di sé fanno uscire un video su Youtube ogni tre settimane, quattro anni sono praticamente un’eternità, ma la cantautrice pesarese anche per queste scelte si conferma un outsider del panorama indipendente italiano, come ha sempre dimostrato fin dal debutto del 2012. Se “Sassi” era un disco semi-acustico, essenziale e dall’attitudine punk lo-fi, supportato dal lavoro sopraffino agli arrangiamenti di Giovanni Imparato, alias Colombre, “Deluderti” suona diverso, più “prodotto” e meno istintivo (infatti tra i crediti dell’album compare il Re Mida degli studi discografici nostrani, Tommaso Colliva, già dietro Muse e Calibro 35). E’ più o meno la stessa differenza stilica e sonora che intercorre tra “La fine dei vent’anni” e il seguente “Vivere o Morire” di Motta, con la differenza che nel caso dell’ex Criminal Jokers si assiste tra un disco e l’altro ad una (quasi) deludente perdita di cattiveria e di crudezza, mentre per Maria Antonietta sembra essere arrivata la consacrazione di un percorso artistico sempre crescente.

Qualcuno lo chiamerebbe banalmente “disco della maturità”, ma se vogliamo non cadere in cliché da critica musicale possiamo limitarci a dire che questo è un buon disco pop italiano, che dalla sua ha soprattutto la qualità, volontaria o meno, di non fare parte di nessun filone it-pop o acchiappa consensi del momento. Questo non è da intendere come mancanza di pezzi da cantare a squarciagola sotto la doccia o ai prossimi raduni nazionalpopolari come il Mi Ami Festival (anzi, il singolo “Pesci” ha tutti gli elementi stilistici che un cantautore può solo desiderare dal punto di vista dell’appetibilità), ma più come l’abilità di creare un prodotto musicale fuori dalle logiche del tempo. Cara e E “Invece Niente”, con il loro sound retrò, o “Stomaco”, dalla poetica presa in prestito da Battiato, sarebbero potute uscire nel 1980, o nel 2010, o nel 2020, come solo gli artisti più navigati possono permettersi di fare.

Se la dichiarazione nella title track che apre il disco, “Non ho intenzione di deluderti”, è anche solo indirettamente rivolta anche all’ascoltatore, possiamo rincuorare Maria Antonietta e dire che non ci ha deluso affatto, di nuovo.

70/100

(Stefano D. Ottavio)