ALTIN GÜN, “On” (Les Disques Bongo Joe, 2018)

L’avanzamento di una cultura musicale europea che racchiuda, mixi e sia espressione di un gusto europeo , il che dovrebbe essere normale dopo 25 anni di Unione Europea, è al medesimo livello della cultura europea comune: inesistente. Siamo ancora un accrocco di diversi Stati senza un’anima condivisa. Le iniziative estemporanee di mix musicali si manifestano o a Berlino (probabilmente la vera capitale dell’Europa continentale a livello culturale) o sono prerogativa di sparuti artisti spesso estrazione di culture che hanno avuto scambi da sempre (si pensi l’Italia e la Francia).

E’ in questo contesto di nulla europeo dunque che il progetto Altın Gün è più di ventata di aria fresca. Il proponimento di mischiare la psichedelia continentale con quella turca nasce dal bassista olandese Jasper Verhulst, il quale dopo essersi esibito a Istanbul con Jacco Gardner è rimasto affascinato dal suono turco degli anni ’70, quando cioè artisti come Selda, Barış Manço ed Erkin Koray combinarono la musica tradizionale con influenze rock occidentali. Insieme ai compagni di band Ben Rider (chitarra) e Nic Mauskovic (batteria), Verhulst ha quindi cercato (via facebook!) musicisti turchi per far rivivere questo suono, assoldando Merve Dasdemir (voce) e Erdinc Yildiz Ecevit (voce, sax, tasti), oltre al percussionista dei Night, Gino Groeneveld.

“On” è quindi una magnifica carrellata di canzoni dei suddetti artisti degli anni ’70 e dei loro contemporanei meno noti e di ulteriori melodie mescolate con i tradizional turchi. L’humus sonoro, da psichedelia malata e garage seventies, è lo stesso del bellissimo ultimo album di Jacco Gardner (“Hypnophobia”), il che permette di godere di esaltanti e roboanti corse come “Cemalım” o saltellanti ed allegre ballate come “Goca Dünya”.

“Invasione della radio / un minuto e mi raggiungerà / progressione della radio / arriva da oriente e mi trasformerà” cantavano i Litfiba in “Onda Araba” nel 1984: forse è giunto davvero il momento di lasciarsi investire da questa onda.

83/100

(Paolo Bardelli)