TOBIAS JESSO JR., “Goon” (True Panther Sounds / Self, 2015)

goonTobias Jesso Jr., autore ventinovenne canadese, negli Stati Uniti ha avuto – verso la fine del 2014 ed inizio del 2015 – una esposizione mediatica notevole. Due esempi su tutti: Pitchfork ha inserito “Goon” nella categoria “Best new music”; e cosa ben più importante, a fine Febbraio, Jesso Jr. ha suonato “How could you babe” nello show serale di Jimmy Fallon in onda sulla NBC.

Un successo improvviso e costruito (forse) ad arte per un giovane musicista dal passato rocambolesco: gli inizi con i Sessions (una pseudo rock band); la partecipazione al video di Melissa Cavatti (una cantante posticcia stile Avril Lavigne); il grave incidente in bicicletta sulle strade losangeline e la malattia della madre.

Poi qualcosa cambia. L’anno di svolta è il 2013: svanito il sogno americano, Jesso Jr. ritorna a Vancouver e si avvicina al pianoforte della sorella. Comincia a scrivere. Il primo brano è “Just a dream”, caricato in forma di demo su Youtube. Nascono poi nuove canzoni, anche grazie al sostegno di JR White (ex bassista dei Girls), che, insieme ad Ariel Rechtshaid e Patrick Carney (The Black Keys), è uno dei produttori di “Goon”. E compare sul web una nuova traccia, “True Love”, sempre in fase embrionale. La natura lo-fi dei due pezzi fa pensare ad un pop spoglio e sbilenco. Solo un’impressione. Su disco la produzione è indirizzata verso un suono ben preciso, retrodatato: anni settanta, tra Elton John, Paul McCartney e John Lennon. L’ossatura principale, data da piano e voce (fatta eccezione per “The Wait), è la forza dei brani: orecchiabili, dai toni romantici. In pochi minuti, nel giro di un ritornello, scorrono i fotogrammi di storie d’amore vissuto e sofferto, di sogni infranti e di amicizie finite. E gli arrangiamenti, impreziositi in alcuni punti da archi (“For you”, “Can we still be friends”) e fiati (“Hollywood”), non fanno altro che sottolineare i passaggi melodici dal forte impatto emotivo.

Un album di buone canzoni di piano pop quindi, si guarda al passato e lo si fa bene. Ma c’è un però: manca personalità, non vi è rielaborazione stilistica, si ripropongono vecchi modelli senza apportarvi una cifra personale, d’altronde Tobias Jesso Jr. non ha ancora sviluppato una visione/prospettiva musicale propria ma sembra essersi affidato a quella altrui. “Goon”: non suona come qualcosa di originale ma ha il retrogusto da bella raccolta di brani seventies oriented.

68/100

(Monica Mazzoli)