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Dal singolo al lungo formato: il cielo si rannuvola un po’
Li avevamo lodati senza limitarci per il singolo “I Want You (Fever)”, che riusciva a mettere d’accordo l’esperienza degli Smashing Pumpkins negli anni ’90 e quella ultima delle Boygenius di questo decennio, praticamente un monstrum che poi in realtà, molte volte, è quello che funziona, tenere insieme il passato con l’attuale, per andare avanti. Loro sono i Momma, band californiana che – seguendo un percorso che pare un po’ inverso a quello che fino a poco tempo fa si faceva – si sono trasferiti a Brooklyn.
Ma oltre al singolo, com’è l’album, la prova sulla lunga distanza? Un po’ meno convincente, lo si deve dire, più vicino – appunto – all’impostazione (modernista) delle Boygenius, se vogliamo continuare nel paragone di qui sopra (e poi promettiamo che non lo facciamo più), che ad altro. Il problema è sempre quello dell’evanescenza, un tema attuale per tutte le produzioni rock odierne che cercano l’appeal pop di voci melliflue e assolutamente inconsistenti unendole alla forza delle chitarre elettriche (equalizzate, in ogni caso, in maniera molto mono, cioè adatte più all’ascolto via cassa bluetooth che stereo, il che ha senso, eh). Alla lunga, in “Welcome to My Blue Sky”, questa formula non sorprende come dovrebbe, seppure si stia parlando di un bel prodotto.
Grunge-pop da ascoltare al sole
Qualche accenno più acustico, in diversa direttrice, lo si può trovare in pezzi come “New Friend” o nella title-track, ma la matrice principale è quella della botta grunge-pop che si definisce all’inizio nel riff, diminuisce d’intensità nella strofa e riparte nel ritornello (ascoltasi “Ohio All The Time”). Che poi, a pensarci bene, è la formula di “Smell Like Teen Spirit” e dei Pixies ancora prima, quindi i Momma non stanno inventando nulla. Ma questo non è, per così dire, preteso: oramai tutti vivono di suggestioni passate, vogliamo essere più pretenziosi con questo quarto album di una band che comunque convince? No. Solo lasciateci dire che, al di là dei brani che sono ben scritti, ci si aspetta sempre più personalità di quella in giro. E se una sola canzone poteva trarre in inganno, beh, 12 brani no, e – in generale – lì il dna difetta un poco.
Vabbé, meglio non essere troppo critici che siamo in primavera e abbiamo bisogno delle canzoni solari dei Momma: in quest’ottica “Welcome to My Blue Sky” non delude. Mettetelo su in una giornata assolata, su un prato, in auto, in autobus, camminando o anche solamente guardando il cielo. Si trasformerà immediatamente in quel blue sky che i Momma evocano nel titolo.
70/100
(Paolo Bardelli)