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A volte pensare di spaziare tra più generi in maniera così marcata può sembrare sinonimo di follia, ma spesso la follia risiede proprio nelle menti dei geni, di visionari, di Quickly, Quickly, che tra jazz, hip-hop, bedroom pop e una sensibilità produttiva che sa di futuro, porta nella sua musica quei mondi inesplorati che solo grazie all’ascolto riusciamo a visitare. Con il suo nuovo album, torna a dare forma a un universo sonoro liquido, onirico e cangiante, dove ogni traccia è un piccolo cortocircuito tra malinconia e meraviglia.
Quickly, Quickly porta nel suo nuovo disco quel suono rilassante che metteresti prima di addormentarti, ma che alla fine, invece di farti dormire, ti trascina nel suo viaggio. Un viaggio sulle note di un ragazzo che sicuramente ha molto da esternare, e che noi siamo pronti ad accogliere a braccia aperte.
Un album tanto intimo quanto intenso
I Heard That Noise, il nuovo capitolo di quickly, quickly, registrato nel suo studio sotterraneo di Portland, è un album che mescola elementi di folk e psichedelia, alternati da ballate lente e malinconiche che ti guidano nel cuore di una sperimentazione sonora che fa lievitare i piedi dal suolo.
Le tracce “Enything“, “Take It From Me“ e “Raven“ rappresentano l’essenza di questo lavoro. “Enything” è un brano psichedelico che esplora la vulnerabilità e l’infatuazione, con una produzione ricca di dettagli e un finale acustico delicato. “Take It From Me” è una ballata intima che affronta la fine di una relazione, con arrangiamenti acustici e sintetici che danno vita a un’atmosfera fragile e malinconica. Infine, “Raven” si distingue per la sua fusione di folk e punk, che racconta una storia di superstizione e dolore con un’intensità emotiva palpabile.
Un album forse frutto di una riflessione, come dal titolo: “I Heard That Noise“… forse quel “noise” è proprio ciò che lo ha portato a dar vita ad un progetto così sentimentale, che conferma la sua capacità di trasformare esperienze personali in universi sonori affascinanti e coinvolgenti, di cui c’è da godersene le mille sfumature.
80/100
(Gabriele Prospero)