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I Bomba Molotov hanno pubblicato il loro album d’esordio omonimo il 7 marzo. Il disco, pubblicato per Woodworm e distribuito da Universal Music raccoglie dieci brani intensi e viscerali, capaci di raccontare l’umanità con uno sguardo crudo e poetico. Tra garage rock, punk e psych bliue, la poetica dell’album si radica nella dicotomia tra caos e ordine, tra ribellione e accettazione: un’amara e nostalgica riflessione sull’incoerenza della natura umana e sul tumulto dei nostri tempi.
“Le canzoni parlano di rivoluzione personale, odissee in deserti interiori, odi alla fluidità di genere, passione legata alla tentazione e alla perdita della cognizione della realtà. L’album è un rituale sonoro che oscilla tra il caos e l’armonia, tra la danza e il dolore”.
Ma quali sono le 7 ispirazioni della band? Andrea Baldini (voce e chitarra), Giorgio Ragaglini (chitarra), Paolo Bramanti (basso) e Gerardo Bordini (batteria) sono raccontati così, per presentare il loro background e questo disco d’esordio.
Medusa
L’idea della Medusa nasce dall’osservazione di questa straordinaria creatura: fragile e potente allo stesso tempo, trasparente, planctonica e leggera ma capace di lasciare un segno indelebile con un semplice tocco che diventa intossicazione. La nostra musica vuole fare lo stesso: avvolgere, stupire, fluttuare per poi pungere e pietrificare chi l’ascolta.
Improvvisazione
Lasciamo grande parte della nostra ispirazione all’improvvisazione: uno dei pilastri del nostro processo creativo. Perché l’inconscio è un abisso infinito dove andare a scovare le migliori intuizioni. Spesso durante le prove lasciamo che siano gli strumenti a parlare per primi, creando brani che nascono spontaneamente e vivono di un’energia autentica, primitiva e imprevedibile. Quando sentiamo che la musica è quella giusta, il senso, le parole, la poetica e i significati crescono naturalmente.
1977
Il 1977 non è solo il nostro anno di nascita, ma anche un’epoca musicale ricca di stimoli. Molte delle band rock storiche che ci hanno ispirato erano all’apice del loro percorso creativo e riversavano sul palco quello che ci intriga: originalità, ribellione, atmosfere oniriche, coinvolgimento e sperimentazione. Noi cerchiamo di traghettare quella stessa vibrazione nei nostri brani, unendo sonorità vintage a testi che spesso affondano le loro radici nelle utopie di quegli anni.
Non-Sense
Adoriamo il non-sense, soprattutto nella costruzione drammaturgica dei testi. Lo concepiamo come una libertà artistica per esplorare nuovi territori senza essere ancorati alle forme ottuse della logica. È un po’ come vivere sfuocati, l’ombra di un’ombra sfuggente che non segue una direzione precisa. I testi spiazzano l’ascoltatore perché spesso non seguono la logica. L’arte secondo noi deve poter interpretare la realtà ma offrire punti di vista differenti: riflessioni appese a un albero per chi le vuole cogliere. Nei nostri testi il non-sense diventa un mezzo per evocare immagini, sensazioni e turbamenti lasciando al pubblico la libertà di interpretare.
Alchimia
La vera magia per noi è l’alchimia. Ogni sessione in sala prove si fa rito, un processo in cui uniamo le nostre menti per comporre suoni e creare idee. Ci conosciamo da quando frequentavamo l’asilo e sappiamo che ognuno è al posto giusto, come indole e carattere: il chitarrista è energico come i suoi riff, il bassista musicale come il suo groove, il batterista accoglie i suoni come un porto di mare e il cantante un performer che ama provocare. Sul palco cerchiamo di estendere questo legame profondo con il pubblico, mescolando melodie, parole e emozioni per trasmettere un’esperienza che immerga lo spazio e ci unisca a chi ci ascolta.
Pazzia
Un’altra importante ispirazione per la nostra band è l’antica pratica del contatto con mondi paralleli attraverso l’esplorazione di stati alterati della coscienza. Proprio come gli sciamani che utilizzavano le sostanze per attraversare le porte della percezione, le nostre performance sono tese a trasportare il pubblico in uno stato di trance musicale, dove il confine tra realtà e surreale si assottiglia e trascende. Un’esperienza che si muove tra melodie ipnotiche: abbandonarsi per accogliere un caos incosciente e tuffarsi in una follia totale. Un rituale collettivo che apre la mente a nuove visioni. Abbandonare il quotidiano per tuffarsi in una follia totale.
Molotov
Quando abbiamo creato il gruppo al liceo, il nome non pretendeva alcun riferimento politico, non era stato scelto per sottolineare una particolare ideologia o indole sovversiva, né tantomeno per rivendicare intenti di rivolta sociale o ribellione contro il sistema, ma solo perché evocava l’esplosività e l’infiammabilità propri del rock che volevamo proporre. All’epoca non ci siamo posti la questione etimologica e la simbologia del nome del gruppo, eravamo solo quattro ragazzi ribelli che volevano soltanto fare casino. L’ordigno prende il nome da Vjačeslav Michajlovič Molotov, che è stato ministro degli esteri e segretario della guerra dell’Unione Sovietica. Durante la Guerra d’Inverno del 1939, Molotov cercò di convincere i russi che il loro esercito non stesse bombardando la Finlandia, ma soltanto lanciando aiuti umanitari, con l’obiettivo di «liberare» il paese, con una retorica simile a quella utilizzata dalla propaganda putiniana per giustificare l’attuale invasione dell’Ucraina. I finlandesi soprannominarono scherzosamente questi aiuti « i cestini da picnic di Molotov » e per così dire decisero di ricambiare la cortesia lanciando centinaia di migliaia di « cocktail di Molotov » contro i sovietici. Il nome Molotov non sta quindi a indicare l’ideatore della bomba bensì il bersaglio! La Molotov per noi è un simbolo di ribellione, di lotta contro il sistema, di resistenza contro l’oppressione. Essendo un ordigno artigianale, è violento, esplosivo e romantico al tempo stesso, come la musica che produciamo!