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Chicago – New York A/R
Secondo album per le giovanissime Horsegirl – le chitarriste/cantanti Nora Cheng e Penelope Lowenstein con la batterista Gigi Reece – che dopo John Agnello si affidano alle mani e al talento in produzione di Cate Le Bon, registrando nello studio dei Wilco (The Loft) a Chicago. Un ingresso deciso nell’età adulta: prima il trasferimento a New York per gli studi universitari, quindi la necessità di espandere gli orizzonti, tanto di ascoltatrici che di musiciste.
Dove Versions Of Modern Performance del 2022 rappresentava un manifesto programmatico del fare certo indie-rock, nella tradizione di Sonic Youth e My Bloody Valentine, Phonetics On And On è un album di undici grandi canzoni che si muove tra pop, rock’n’roll minimale e sperimentazione giocosa ma mai fine a sè stessa.
Concentrarsi sulla scrittura togliendo il riverbero dall’amplificatore
L’incisione di Phonetics On And On si svolge nella loro città natale, quella Chicago che ha visto svilupparsi un movimento (l’Hallogallo, dal leggendario pezzo dei Neu) che sta riportando in auge le chitarre “distorte”, dai Ligeguard e Twin Coast, passando per i TV Buddha. Non potrebbe essere un gennaio più freddo, in Illinois nel 2024, ma si decide di lasciare spento il riscaldamento per evitare interferenze sonore; Nora, Penelope e Gigi lo affrontano vestendo maglioni pesanti, unite dal desiderio di creare con Le Bon musica innanzitutto nuova per loro.
“Where D’You Go?” apre la raccolta con un piglio surf su una melodia tipicamente Velvet Underground, mentre “Rock City” è una delizia per le orecchie (provatela in cuffia) dove le chitarre entrano e spariscono nel concetto di repetition caro ai Fall, con una accelerata finale motorik che lascia senza fiato. La meditativa “In Twos” sembra proprio uscire da un disco di Cate Le Bon – ci sono i violini sintetizzati a garantire un effetto ipnotico; “Well I Know You’re Shy” tratta il post-punk alla maniera delle grandi band Dunedin (un gancio per un concetto che sottolineerò più avanti).
Ed ecco che il pop scende in campo. Quando tutti gli aspetti appena citati, l’infatuazione per i sixties, il post-punk angolare tra Wire e Raincoats, il twee dei Beat Happening, trovano il refrain catchy, ovvero in “2468” e “Switch Over”: sono composizioni che trascendono l’epoca a cui appartengono, ballabili, corali…e semplici solo ad un frettoloso ascolto. Di diversa fattura sono invece gli altri due estratti, più centrati sui testi e le esperienze del trio. “Julie”, cantata da Penelope, eleva l’amore a rimedio contro ogni difficoltà (“To have the same dream three times a week/Fevers too big for you to keep/We have so many mistakes to make/Mistakes to make with you/You know I want them too”) tra le pennellate impressioniste della chitarra di Nora, mentre la sognante e acustica “Frontrunner” è il brano perfetto per il giorno in cui è uscito (San Valentino) e tutti gli altri.
Pronti per la Horsegirl invasion?
Le Horsegirl suonano insieme da un lustro, tuttavia l’affiatamento che le unisce le ha portate a una maturazione veloce quanto necessaria, convertendo l’energia punk del debutto in una fiducia totale nei propri mezzi e idee, per una tavolozza con più colori.
Ricorderò musicalmente venerdì 14 Febbraio 2025, più che per la serata delle cover a Sanremo (breve inciso: “La Nuova Stella di Broadway” supera l’originale di Cremonini, mentre mi sono perso causa ora tarda la convention italo rap per Neffa e “Aspettando Il Sole”. Tutto il resto…è noia), perchè c’era il release party su Bandcamp di Phonetics On And On. Mi ha stupito come si siano riuniti per l’occasione fan di tutto il mondo – Nuova Zelanda, Argentina, Giappone, Brasile – per chattare con il gruppo e dimostrare un affetto incondizionato, oltre Spotify che dava però la possibilità dell’ascolto per intero dell’LP già dalla mattinata.
Così, alla mia offerta di portare le ragazze a cena in pizzeria in cambio di un concerto dalle nostre parti, il “tifoso” messicano ha rilanciato con i churritos. Si scopre che le tastiere e il programming dietro a “I Can’t Stand To See You” sono opera di Gigi e non Cate, o che la copertina omaggia – neanche troppo velatamente – le grafiche degli Spacemen 3. E che band di culto come The Feelies e Young Marble Giants siano entrate di prepotenza nei loro ascolti. (Evviva!)
Un entusiasmo giustificato, dirompente, per tre ragazze che vogliono salvare il rock’n’roll.
87/100
(Matteo Maioli)