[tbt] Monsters of folk?

Tra i brani nella mia playlist Liked Songs di Spotify c’è “Whole lotta losin'” dei Monsters of Folk. Non mi ricordavo molto di loro, solo che il nome mi era sempre sembrato strambo ed eccessivo.

Il gruppo era composto da quattro musicisti allora all’apice delle carriere. Tre li seguivo fin dai primi lavori, il quarto lo scoprii solo dopo.

La critica allora li definì un “supergruppo”, altro termine che lascia il tempo che trova, ma giustificato dal fatto che riunire quattro ottimi artisti come Jim James, Mike Mogis, Conor Oberst e M. Ward poteva solo far gioire che seguiva i figliocci di quella ‘americana’ ormai agli sgoccioli, se non tramontata.
I quattro in quegli anni si incrociavano nei backstage e si frequentavano prima e dopo i rispettivi set già da qualche anno e insomma: qualcosa doveva nascere.

Ovviamente fare 200 date all’anno come succedeva e in parte succede anche ora, ai My Morning Jacket, ai Bright Eyes ed essere alla massima popolarità come She & Him non può aiutare se ci si deve incontrare in studio, ma l’idea c’era, fin dal 2006, e riuscirono tra mille rimandi a registrare un album nel 2009.

Fecero anche qualche data prima della pubblicazione presentandosi come “An evening with Bright Eyes, Jim James and M. Ward” poi ad un road manager venne in mente “Monster of Folk”, nome che a pensarlo ora non è che suoni così bene, ma piacque e da allora si chiamarono così.

Il disco è all’insegna della libertà, mischia i vari stili, non è sempre a fuoco, forse a causa del poco tempo passato a cesellare i suoni ma la genuinità dei brani, anche dopo quindici anni, è ancora viva.

La psichedelica “Dear God”, la sopra citata, in aria 60s, “Whole lotta losin’ “, la magistrale “Temazcal” e i riff di “Say Please” fanno rimpiangere quanto avrebbero potuto se il progetto avesse avuto una forma meno frammentaria, ma del resto non voleva essere un’avventura troppo seria “No ego. No drama.” ebbe a dire Jim James e così è stato.

A noi resta solo ascoltare la magnifica registrazione del live “Austin City Limits” e seguire i singoli progetti dei ‘componenti ‘monsters’ sperando in una rimpatriata in onore dei vecchi tempi.