JAMES JONATHAN CLANCY, “Sprecato” (Maple Death Records, 2024)

Dopo le esperienze con His Clancyness, A Classic Education, Settlefish e Brutal Birthday e a sette anni dall’ultimo disco, torna l’italo-canadese James Jonathan Clancy con il primo album a suo nome, pubblicato lo scorso 2 febbraio 2024 dalla label da lui fondata Maple Death Records.

“Sprecato”, scritto e registrato tra Bologna e Londra a intervalli tra il 2018 e il 2023, presenta innanzitutto la collaborazione visiva e grafica con Michelangelo Setola, che nasce in uno scambio di suggestioni tra i due artisti attraverso musica e disegno, nella condivisione di un’idea di “pastorale urbana” quasi apocalittica con al centro marginalità, sfruttamento e alienazione dell’individuo.

Nelle undici tracce convergono le tante anime musicali del nostro, dai panni del loner folk cosmico in “I Want You” a quelli dell’avanguardista per “To Be Me”. Ma anche minimalismo bucolico nell’opener “Castle Night”, no-wave bagnata nell’elettronica per “A Worship Deal”, che fonde insieme Cabaret Voltaire e Pop Group, e psichedelia nella splendida “Had It All”, tra Tim Hardin e i Flying Saucer Attack; dilatazioni oniriche unite a un lirismo walkeriano tracciano così una linea di demarcazione varcata da un Clancy in perenne trasporto emotivo. La scaletta alterna efficacemente brani immaginifici che occupano spazio per poi immobilizzarlo, vedi “Precipice”, a colonne sonore di un mondo primordiale (“Fortunate”, la radioheadiana altezza Amnesiac “Immense Immense Wild”).

Per portare a termine “Sprecato”, Clancy ha riunito un cast di amici e ospiti internazionali tra cui Stefano Pilia, co-produttore del disco e vero braccio destro dell’operazione (come un Warren Ellis per Nick Cave forse?), Andrea Belfi alla batteria, Enrico Gabrielli dei Calibro 35 e Afterhours ai flauti, Francesca Bono (pianoforte, voce) – mentre il fulcro della band è formato dai musicisti di casa Maple Death: Dominique Vaccaro (chitarre, aka J.H. Guraj), Andrea De Franco (synths in Fera) e Kyle Knapp (sax, dei Cindy Lee). La curiosità è tutta per la resa live ora, perchè il disco si pone facilmente tra le cose più riuscite del percorso ultradecennale di James Jonathan Clancy.

81/100

Foto di James Jonathan Clancy di Luca Mazzieri