[#tbt] GRONGE!

C’è chi ha scritto che la storia della controcultura romana fra gli anni ’80 e ’90 è la storia del Forte Prenestino, leggendario centro sociale sorto dall’occupazione nel ’86 di una fortezza medievale nel quartiere di periferia est di Centocelle, e il #tbt di questa settimana rientra in questa narrazione a pieno titolo. Fra i gruppi che negli anni hanno alimentato la Fortopìa e il suo ruolo di spazio di supporto per le scene punk e post- in Italia spicca fra molti quello del mitico gruppo new wave romano GRONGE, protagonista delle ondate di occupazione.

Formatosi nell’85 in borgata dalle ceneri del gruppo punk Kapò Koatti come collettivo di performances estraneo alla formazione rock canonica (la forma “la mia banda suona il rock”, per usare parole loro), i GRONGE hanno sempre attinto dalla forza concettuale del turnover e hanno avuto come membri attori improvvisati, videomaker e fra i musicisti più influenti dell’alt italiano, fra cui nell’ultimo periodo Luca Mai, Massimo Pupillo e tutta la lineup del gruppo rock sperimentale Zu, che hanno fortemente influenzato nella loro vena teatral-grottesca. La prima registrazione dei GRONGE è di fatto una pietra miliare dell’underground italiano, in quanto costituisce uno dei primi esempi in assoluto di autoproduzione. Sto parlando di “Classe Differenziale” del 1985, un demotape semi ufficiale ristampato qualche anno dopo su vinile in tiratura limitata dalla Inisheer, etichetta torinese a cui fa capo Stefano Giaccone dei Franti.

Fra le collaborazioni nell’underground romano di quegli anni va menzionata quella con i Move, gruppo post-punk dell’artista e poeta Marcello Blasi con i quali realizzeranno uno split album, “GRONGE & Move” (1987), e i Passage Four con cui esce nel 1988 “La Nave dei Folli”, legato alle tematiche dell’implementazione della Legge Basaglia, stampato su un picture disc disegnato da pazienti di un ex manicomio milanese. A questo punto la formazione è composta dalla lineup “storica” dei GRONGE: Tiziana Lo Conte (voce, a tutti gli effetti la nostra Nina Hagen), Vincenzo Caruso (basso), Alessandro Denni (tastiere), Marco Bedini (voce e batteria).

Ma cosa compone lo stil grongesco? Innanzitutto, come le migliori avanguardie, testi in cut-up borroughsiani (è il caso di “Graffiti”, prima demo del gruppo che sussume in lirica le scritte sui muri di borgata), poi un approccio alla composizione a-melodico, campionamenti a pubblicità 80s in vena ironica e pastiche (i GRONGE furono iniziatori anche in questo), chitarre sferzate e ritmi militari incalzanti. Ma forse la descrizione migliore è contenuta nel titolo del loro unico cd, “Teknopunkabaret” (1993), che ben riassume la commistione spura fra jazz, elettronica e propaganda militante.

Dal 2013-2014 circa i GRONGE si sono incarnati in GRONGE X (dove la X sta per, manco a dirlo, “eXperimento”). Cercate di beccarli live in qualsiasi loro forma.

(Viviana D’Alessandro)