Addio a Piergiorgio Branzi e alla sua fotografia “compromettente”, perché, come ebbe a dire:
“Potrà sembrare un’affermazione azzardata ma, a mio giudizio, fotografare è un’operazione compromettente. Compromettente perché quel fondo di bicchiere che conosciamo, e che capta quel lampo di luce che racchiude un frammento di realtà, è rivolto verso l’esterno, ma l’immagine proviene dal nostro intimo più profondo e nascosto: e ci racconta e ci smaschera.”
Fu nella cerchia della prestigiosa Associazione Fotografica La Bussola, da cui fuoriuscì per contrasti con Cavalli e in generale per un’attenzione sociale e politica che Branzi aveva e non era condivisa dai sodali di quel gruppo fotografico.
L’amicizia che invece resistette fu con Giacomelli, supportata anche da simile sensibilità estetica. Altro rispecchiamento della visione la trovò nei grandi fotografi francesi che confermò vivendo a Parigi per qualche tempo, affascinato dalla città e dalla sua realtà che lo incuriosiva e restituì in scatti memorabili. Affermò, a tal proposito:
“Parigi è come una femmina. Ti resterà il desiderio di conoscerne la natura profonda, anche se al tuo fianco da tutta una vita”.
Si riconosceva in una scelta di essenzialità toscana, di primato del segno:
“Preferisco il bianco nero (…) anche perché noi toscani consideriamo il disegno l’etica stessa di ogni espressione figurativa.”
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