Il ritorno dei Brujas, 7 film che li hanno ispirati

“Con gli occhi chiusi” è il singolo dei Brujas che inaugura una nuova stagione per il duo di producer romani. 
I Brujas sono un duo musicale avant-pop/alternative italiano nato nel 2020 con una lunga  esperienza alle spalle nel mondo della musica colta. In Brujas le idee sono sintetizzate in un linguaggio più pop e accessibile, sotto la forma di canzoni. Francesca Palamidessi (voce) e Francesco De Palma (basso elettrico) scrivono, arrangiano e producono insieme

Il pezzo è un viaggio onirico tra veglia e sonno che esplora i sensi più profondi, superando la vista e l’udito e  approfondendo le percezioni che si risvegliano quando il corpo è nel limbo del sonno. Con gli occhi chiusi parla, appunto, di quando si entra in contatto con l’ essenza più intima di se stessi e di quanto sia seducente fluttuare nel sogno, dove ci sentiamo completi e vivi più che da svegli. 

Il risveglio è uno strappo da questa condizione onirica: lentamente si ritorna nel concreto e le immagini fino a quel momento così nitide iniziano a svanire fino ad essere inafferrabili. 

La produzione del pezzo replica perfettamente queste sensazioni: aprendosi con suoni minimali e volutamente freddi, campionamenti di vetri rotti, si muove poi in un crescendo attraverso la voce di Francesca che come velluto avvolge il tutto riportandolo ad una dimensione più calda.
Per presentare il loro nuovo percorso ci hanno segnalato 7 film che ne hanno forgiato l’immaginario.

Jean-Luc Godard – “Alphaville”
La vita sul pianeta Alphaville è regolata dal supercomputer Alpha60, che bandisce ogni emozione individuale ed ogni comportamento illogico. A prescindere dallo scenario distopico, Alphaville è un’escursione nel tempo e nello spazio intrapresa per smantellare una realtà presente. Per Godard questo film girato con la moglie Anna Karina (nel ruolo di Natacha Von Braun, seduttrice di terzo grado) dalla quale ha appena divorziato è “un’operazione di lutto”, un tentativo di unire artisticamente ciò che è separato sentimentalmente. 

Sergio Corbucci – “Il grande silenzio”
Questo film del 1968, manifesto del western anti-epico, è un film atipico, violento e disperato. Il protagonista del film è il mercenario solitario e muto Silenzio. Il destino dei personaggi si incrocia, bruciando lentamente per poi esplodere in una catarsi finale nient’affatto consolatoria; l’eroe western non è immortale, è stanco e rassegnato al pericolo e alla violenza. Il Grande Silenzio è stato, tra le tante cose, di grande ispirazione per The Hateful Eight di Tarantino, grande fan del lavoro di Corbucci. 

Hayao Miyazaki – “La città incantata”
Capolavoro dell’animazione giapponese, unico anime ad essersi aggiudicato l’Oscar, contiene un potente messaggio morale. Il film racconta la paura di crescere, ma contiene anche una ferma critica al capitalismo consumista. Il viaggio di Chihiro dall’infanzia alla maturità è realmente una lotta per la difesa del proprio io, fondamentale per la costruzione dell’individuo che diventerà in futuro. 

Federico Fellini – “8 e 1/2”
Otto e mezzo è il film centrale della maturità di Fellini, occasione per il regista, guadagnati i traguardi artistici che conosciamo, di rivolgere su di sè la macchina da presa: il vero protagonista del film diventa ora il regista stesso, con tutti i suoi slanci, i travagli interiori, le sue crisi. Come non identificarsi con la crisi del protagonista Guido Anselmi (Marcello Mastroianni), con i suoi interrogativi riguardo il significato della creazione artistica. 
Per noi è semplicemente uno dei più grandi film mai realizzati. 

Christopher Nolan – “Memento”
Leonard è affetto da amnesia a breve termine che non gli consente di trattenere i ricordi per lungo tempo. Quando deve cercare l’uomo che ha violentato e ucciso la moglie dovrà fare uso di ogni mezzo per arrivare alla verità. Capolavoro di montaggio, Memento è un film che riesce perfettamente nel suo scopo: disorientare. Le disperate parole di Leonard che chiudono il film sono in questo senso paradigmatiche: “Devo credere in un mondo fuori dalla mia mente, devo convincermi che le mie azioni hanno ancora un senso, anche se non riesco a ricordarle. Devo convincermi che, anche se chiudo gli occhi, il mondo continua ad esserci… Allora sono convinto o no che il mondo continua ad esserci? C’è ancora? … Sì. Tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo, io non sono diverso… Allora, a che punto ero?”.

Michel Gondry – “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”
Un altro film che disorienta e arriva dritto al cuore. Una storia che ha poco di realistico, ma che riesce ad essere la più universale di tutte.  Complice la bravura dei due protagonisti, il film ci lascia con una grande consapevolezza: quello che siamo è il risultato di quello che ci succede, e di come decidiamo di ricordarlo. Siamo fatti di ricordi e tramite essi plasmiamo il nostro futuro. 

Akira Kurosawa – “I Sette Samurai”
Considerato ancora oggi uno dei capolavori della storia del cinema, nonché l’opera magna di Kurosawa, il film racconta la storia di un pugno di disperati contadini di un villaggio in cerca di una difesa contro la prossima incursione da parte di un gruppo di predoni affamati. E’ una pellicola dalla rara magia e bellezza cinematografica. Kikuchiyo è il personaggio che più rimane impresso nella memoria dello spettatore, rappresenta in modo perfetto la contraddittorietà dell’uomo, il suo eterno combattere le proprie origini per diventare ciò che vorrebbe essere, ciò a cui aspira. Kikuchiyo non riesce ad abbandonare e a tradire completamente le sue origini contadine, nonostante tenti con tutte le sue forze ad elevare il suo status sociale diventando samurai, non riesce a fare a meno di provare empatia nei confronti della difficile situazione dei contadini.