D Editore è un progetto culturale che vuole entrare nel dibattito sui cambiamenti del nostro mondo.”
Così, con tale affermazione, si presenta questa casa editrice indipendente, nata dall’intento portante di creare una classe di lettori curiosi, aperti all’innovazione e alle eterogenee questioni legate al mutamento in nuce o in atto nel contemporaneo, analizzando tutto in maniera poco manistream; il desiderio di editare in Italia degli argomenti dei libri che non erano ancora riusciti ad uscire fuori dal proprio paese ha fatto il resto, a cui si aggiunge una condivisa attenzione specifica alla transarchitettura e al transumanesimo, alle atmosfere situazioniste e anarchiche, alle tematiche di genere e lgbtqia.
D Editore sembrerebbe cercare, anche, di dar vita a una comunità consapevole e… in presenza: nel 2020 ha aperto, nello storico quartiere romano di San Lorenzo, Zona D, redazione e anche luogo per presentazioni, seminari, mostre, dove poter fisicamente stare in contatto con il territorio, dove incontrare lettori e autori e un pubblico interessato a confrontarsi con i concetti affrontati nelle pubblicazioni presenti e future.
La scelta della locazione è stata determinata anche dalla storia del quartiere: di resistenza, impegnato politicamente, con una vocazione controculturale e antagonista, oltre che pieno di studi di artisti e di studenti e dove, insomma, si percepisce la presenza di una comunità, seppure non sempre organizzata…
A scanso di… opacità, dichiariamo che siamo di parte perché D Editore l’abbiamo vista nascere e perché Emmanuele Pilia, uno dei fondatori, ha scritto per noi; nel 2010, lui si occupava di critica, specialmente nel campo dell’architettura ma non solo; Massimiliano Ercolani lavorava nel campo dell’Architettura e della Grafica; Emidio Battipaglia praticava il linguaggio fotografico. Queste loro attività, accanto a quella nuova, editoriale.
Tre amici, le cui attività originarie, almeno per quasi tutti loro, proseguono, che avevano un sogno comune, che dopo poco si concretizzerà in un progetto che, nel nome, si ispira a… Suor Virginia Maria, la Monaca di Monza, ovvero Marianna de Leyva (Milano, 1575-1650).
Protagonista di un famoso scandalo che sconvolse Monza agli inizi del XVII secolo, è raccontata fantasiosamente ne I Promessi Sposi del Manzoni e fu pioniera, suo malgrado, di una ribellione contro la negazione dei diritti delle donne e dell’autodeterminazione.
Anche da questa iniziale scelta della casa editrice si comprende quale sia la sua sensibilità e la politica, a cui si aggiunge una certa, scaltra capacità a far di necessità virtù; infatti, il primo progetto, del 2013 – la pubblicazione italiana (a cura di M. Ercolani) di War and Architecture (Guerra e Architettura), di Lebbeus Woods, un cult tra gli architetti interessati ai temi dell’utopia e ai visionari di ogni ordine e grado –, si concretizza con la partecipazione ai costi di realizzazione da parte dei lettori, ovvero grazie al crowdfunding, in quegli anni alquanto nuova da noi; l’esperimento è ripetuto, anche per il successivo La fine dell’invecchiamento, tra i maggiori successi di vendita di D Editore.
Tra le ultime fatiche, di grande rilevanza, La felice e violenta vita di Maribel Ziga, Queerfobia e la recentissima popolarità grazie al prestigioso catalogo del Padiglione Italia, Comunità Resilienti, della Mostra internazionale di Architettura di Venezia 2021 (fino al 21 novembre 2021).
Del trio, incontriamo Emmanuele Pilia e Massimiliano Ercolani per raccontare non solo del loro progetto e del futuro della piccola casa editrice ma anche di una visione di Futuro e di argomenti che ci riguardano particolarmente, oltre a quello sull’Architettura e la Biennale… Ma partiamo proprio da questa:
E. P. e M. E. – Ma sì, la nostra storia nasce da lì, e più precisamente dalla città e dalle comunità che la abitano e la vivono, perché è proprio la città che contiene tutto, pertanto l’abbiamo sempre analizzata multidisciplinarmente; insomma: secondo noi, non ci siamo mai allontanati da quel nostro primo interesse. Certo è che adesso ci siamo entrati disciplinarmente, più ufficialmente, e ne siamo felicissimi…
M. E. – Per noi sono pesi inesistenti, perché sentiamo questi temi affini alla nostra sensibilità personale oltre che editoriale… Pensiamo che ognuno, proprio oggi, debba e possa fare la differenza e in questo noi facciamo del nostro meglio…
E. P. – Per noi non è tochenismo*: in redazione abbiamo persone uomini, persone donne, persone queer liberamente miscelate, e non è una scelta fighetta o calcolata, alla… politicamente corretto: è, semplicemente, il nostro modo di essere nella realtà e quello più efficace di vederla e raccontarla in tutte le sue sfaccettature. È una questione di punti di vista: insieme, da diverse angolazioni – intendo da prospettive da ognuno personalmente vissute –, possiamo percepirle tutte.
E. P. e M. E. – siamo dodici, ma vanno aggiunti anche tutti quelli che collaborano con noi a vario titolo, e gli autori, quindi siamo molti; e questa diversità è una ricchezza che ci permette di interpretare al meglio, e senza preconcetti, la realtà che è l’oggetto del nostro fare e dei nostri libri, che mirano ad interpretarla nelle sue tante sfaccettature…
E. P. e M. E. – Ottima aggiunta, questa. Diciamo che diamo per assodato che, pur rendendoci conto che è un’ambizione quasi ingenua quella di voler cambiare la realtà, il fatto, però, di analizzarne e proporne, con i nostri testi, prospettive meno conosciute, o conosciute in modo parziale o non preciso, può contribuire a una modificazione dell’informazione e della conoscenza su alcuni suoi aspetti, e quindi del pensiero e della sensibilità nel loro confronti…
E. P. – Beh, sì, ogni scelta presuppone una spinta di questo tipo, a maggior ragione se è pubblica e se… pubblica (nel senso che edita).
E. P. – Non sbagli. Noi siamo sia Casa editrice sia Media Company**. Questo aspetto lo gestiamo ridistribuendo il guadagno di un determinato progetto prodotto con tutti quelli che ci hanno lavorato. Come Casa editrice, il percorso è prefissato: ognuno che ci lavora sceglie un compenso e un percorso di pagamento, ovviamente in modo proporzionato con le possibilità di budget della Casa Editrice. In questo modo siamo tutti responsabilizzati e partecipi del progetto.
Se tutto andrà bene, se cresceremo ancora, nel 2022 prevediamo nuove assunzioni ma tutto sarà portato avanti in questo modo, che ci sembra corretto e più partecipato…
E. P. e M. E. – La usiamo meno ma è sempre contemplata perché è efficace: a noi, ad esempio, ha permesso e può permettere di abbattere le spese iniziali di un libro, cha ha costi non leggerissimi…; e di fare progetti un po’ più avventurosi e ambiziosi…
E. P. e M. E. – Hai ragione, in effetti non siamo ancora entrati in specifici approfondimenti in questo ambito; anche in questo caso, vanno costruite sinergie e messe a fuoco le tipologie delle trattazioni connesse a una disciplina e a un linguaggio come quello dell’Arte… Ma ci stiamo attrezzando…
E. P. – Siamo tornati a casa ma la nostra casa è anche molto aperta, allargata, poco mainstream, che, proprio perché guarda una realtà meno… nazionalpopolare, meno conosciuta o di potere, è inevitabile che attiri o generi insofferenza da una parte della società e dovuta a diversi motivi, talvolta uniti tra loro: preconcetti, mancanza di conoscenza, presa di posizione ideologica…
E. P. – Sì… viviamo in un periodo in cui le idee involutive, razziste, classiste, sessiste e transfobiche, sia sul piano underground sia del mainstream, stanno prendendo coraggio tanto quanto, però, quelle atte a contrastarle. Destre ed estreme destre si stanno riorganizzando un po’ ovunque e questo anche perché hanno una rete internazionale di sostegni e fondi, e sanno restare unite nonostante le differenze e divisioni interne… D Editore cerca di fare chiarezza su questo e su argomenti che sono terrendo di scontro ideologico…
E. P. – Non so se e quanto dipendano dall’ignoranza… direi, piuttosto, che sono più semplici da capire, che contano su una propaganda di diretta penetrazione, e dal fatto che le persone sono più esposte a questo tipo di comunicazione e propaganda. Non credo che guardare questo fenomeno deleterio dall’alto sia producente: credo che serva, piuttosto, fare proporre alternative, studi, riflessioni, dibattito… Chi non ha abbastanza strumenti per percepire il tentativo di apostolato è più facilmente coinvolgibile; se, al contrario, si propone un punto di vista differente, e lo si diffonde, si è più alla pari… Non so se ci siamo spiegati… ma è questo che vorremmo portare sul piatto della bilancia…
M. E. – Hai ragione, non è una situazione facile. Ma per noi sono anche… delle medaglie.
Stiamo sempre molto attenti a come muoverci, rispettosi seppure fermi nelle nostre scelte, azioni e reazioni. I Social sono uno specchio della realtà ma sappiamo anche che lì molti comportamenti si esasperano anche grazie al filtro dello schermo, all’anonimato…
E. P. – Detto questo, va considerato che molte di queste persone hanno subìto, talvolta senza nemmeno rendersene conto, un martellamento propagandistico e mediale da parte anche della politica – dei vari Salvini, Pillon; Trump a suo tempo, Orban oggi, eccetera – che li ha portati verso quei sentimenti e quelle idee di intolleranza e discriminazione… Noi dobbiamo capire i meccanismi che sono alla base di questo… Noi crediamo nel valore rivoluzionario del complottismo: lo scientismo, secondo noi, ha miseramente fallito comunicativamente…
E. P. – Attenta, ribadiamo: comunicativamente. La manipolazione passa da lì: dall’informazione, dalla diffusione di certe idee e notizie (vere o false), e se non lo comprendiamo bene e non ci attrezziamo per contrastare ciò proprio in questo campo specifico, beh: non risolveremo.
M. E. – Qualcosa del genere…
E. P. – Per rispondere meglio alla tua domanda sul “come se ne esce”… se ne esce lavorando in modo compatto, consapevole, informato, strategico e ininterrottamente, proprio su quel terreno. È proprio ciò che cerchiamo di fare con i nostri libri, con le discussioni pubbliche eccetera.
E. P. e M. E. – Per rompere la macchina si deve fare uno studio che, a nostro avviso, ancora latita, e riguarda il come e il perché tante persone diverse riescano a trovare così facili e quindi condivisibili delle teorie e delle ideologie che sono, invece, tanto complesse, comprese quelle complottistiche… Noi facciamo quel che possiamo per far conoscere, almeno, spunti alternativi, altre argomentazioni…
M. E. – Leggevo giorni fa una statistica e un articolo a commento – in questo momento, scusami, ma non ricordo esattamente la fonte – che rilevava come, che nell’arco di pochi mesi, in Italia ci sia stata un’alfabetizzazione e un’innovazione tecnologica e una generale penetrazione digitale che aveva sino ad oggi stentato ad affermarsi. È probabilmente questo quel risvolto positivo che ci chiedevi di individuare all’interno di un’emergenza che ha portato morti e feriti… Ora aspettiamo di vedere progressi relativi al buon uso – anche da parte della pubblica amministrazione, ad esempio – di questo nuovo bagaglio che l’Italia si ritrova…
E. P. – Un’altra cosa inedita che si è manifestata e credo e spero non perderemo più è il rispetto per il proprio tempo, quello che ci appartiene: tempo di lavoro, tempo libero, tempo per la famiglia, tempo da dedicare e impiegare… quel tempo lì, insomma.
Ti faccio l’esempio che stanno facendo tanti imprenditori, lamentandosi perché non trovano personale disponibile per tanti lavori, omettendo però di dire che la richiesta è di dedicare tanto (tempo) per paghe molto basse… Ebbene: credo che ci sia una consapevolezza nuova da parte delle persone che non solo non vogliono più essere umiliate e sfruttate ma che hanno anche raggiunto una consapevolezza inedita rispetto al valore del proprio tempo impiegato o dedicato… Forse questo potrebbe essere un seme che farà germogliare, in futuro, una maggiore ridistribuzione della ricchezza e del rapporto tra tempo lavorativo e tempo personale, libero…
E. P. – Esattamente, un case-study… perché da noi davvero è inaccettabile e insostenibile la disparità sociale ed economica e l’accentramento della ricchezza che è quasi disgustoso…
E. P. e M. E. – Sì è purtroppo così, e proprio per questo dovremmo impegnarci tutti per sanare questi divari… che sono anche culturali…
E. P. – L’abbiamo sperimentata ed è andata bene; continueremo, certamente, considerando anche che talvolta le due operatività si affiancano, collaborano… Sono modi diversi di proporre e di permettere la fruizione di uno stesso libro: noi cerchiamo di contenere i prezzi dei nostri volumi e l’e-book lo consente con facilità…
E. P. – Mah… noi crediamo che chi è interessato, il libro cartaceo lo preferisca; e/o legga l’e-book e poi, trovando i contenuti interessanti, decida di passare alla versione standard… Chi non può… con l’e-book free ha l’opportunità di avere qualcosa di cui aveva necessità e di acquisire una maggiore conoscenza e coscienza…
M. E. – Bella domanda… Nel contesto che pure comunque ci interessa, andiamo a scegliere proposte più definite e ficcanti…
E. P. – Sì, se scegliamo un argomento, facciamo un esempio, sul femminismo, individuiamo una proposta che affronti un tema nel tema, una teoria nella teoria… Questo ci premia…
E. P. – Beh, siamo e restiamo comunque una casa editrice di nicchia, ma questa nicchia è fatta di persone numerose e non è irrilevante: è cospicua, ha un peso specifico e numeri che anche economicamente ci bastano…
Inoltre, arriviamo quando certi temi sono di necessario approfondimento e di più improrogabile dibattito; ad esempio, quelli trattati in La felice e violenta vita di Maribel Ziga, un mémoire dedicato alla madre dall’autrice, Itziar Ziga, anarchica, giornalista e attivista transfemminista basca; o in Queerfobia, con ben quarantadue contributi diretti (a cura di Giorgio Ghibaudo e Gianluca Polastri) sul fenomeno della discriminazione, rimozione e della violenza esercitata sulle persone e comunità queer; o, ancora, di imminente uscita, un libro sul pornoterrorismo di Diana Torres (n.d.R.: performer e attivista della post-pornografia, un movimento controculturale che reclama la ridefinizione del concetto stesso di porno oltre la sua connotazione “fallogocentrica”).
Non dimenticare che i nostri autori non sono solo degli storici, dei ricercatori e conoscitori dell’argomento proposto ma quasi sempre sono persone che hanno vissuto e mosso in prima persona quel che raccontano.
E. P. e M. E. – Abbiamo puntato alto e, forti di un gruppo di lavoro consolidato, di titoli rilevanti, di una migliore organizzazione del nostro lavoro, siamo arrivati sin qui, con le nostre sole forze. Abbiamo incontrato una persona aperta e disponibile come Alessandro Melis e il progetto ha preso forma.
E. P. e M. E. – Abbiamo apprezzato che Melis, come Sarkis, si sia assunto il rischio della ricerca, di una radicalità profonda e di porre temi politici – alcuni emergono senza essere espliciti – legati alla filosofia libertaria. Le basi di quella filosofia ci sono tutte: dai temi dell’antirazzismo, del femminismo, dell’ecologia, dell’anti-ablismo***, dalla lotta di classe fino a panoramiche cosiddette utopistiche.
E. P. e M. E. – Beh, se per Architettura si intende quella della casa, del palazzo, insomma, del progetto fisico del costruire, allora capiamo che questa Biennale abbia spiazzato… ma oggi l’Architettura è qualcosa di molto più ramificato, ricco e complesso: deve considerare e includere tanto altro legato alla comunità alla quale deve dedicarsi, non è solo l’organizzazione dello spazio fisico e pratico in cui deve vivere e agire l’essere umano…
E. P. e M. E. – Intanto: grazie, che bel complimento! Sì è vero, il richiamo è convocato, il logo non accidentalmente è molto… revolution! In effetti abbiamo interpretato l’atmosfera etica e politica del Padiglione, lo spirito dell’impegno dato da Melis e ci sembra abbia funzionato tutto molto bene…
E. P. e M. E. – Ci interessava essere realmente ecologici – carta certificata; inchiostro bio, che deriva da inceneritori; uso minimo di colla a favore della rilegatura a cucitura; scelta del font leggibile ma atto ad occupare meno carta possibile (il Calibri) –, più economici e contemporanei, coerenti con il messaggio che Padiglione e kermesse hanno portato…
M. E. – Massima libertà, e in questo non ringrazieremo mai abbastanza Alessandro (N.d.R.: Melis); certamente, eravamo in grande sintonia, ma lui ha anche garantito per questo nostro lavoro, che visivamente doveva interpretare e comunicare, come si diceva prima, una scelta di campo, politica – non partitica! – che il Padiglione e la stessa Biennale hanno fatto…
E. P. e M. E. – La nostra idea è che la commistione sia premiante e che ogni disciplina debba contribuire a promuovere o produrre una visione e un’alternativa sociale e culturale…, quindi anche l’Architettura (si) deve porre il problema e tentare strade e scenari nuovi. La resilienza significa non arrendersi e trovare, appunto, altre strade e opportunità…
E. P. e M. E. – Tra l’estate e l’autunno altri libri e Libertaria, un progetto vasto sul tema dell’Anarchia, che propone una diversa idea di organizzazione della Società: si tratta di ben cinque volumi, più di trecento saggi, tutto curato da Gian Piero De Bellis…
E. P. e M. E. – Sì, un lavoro molto approfondito e sicuramente non tradizionalista. Ma pone una articolata riflessione, crediamo necessaria, sulla crisi e sulla degenerazione di un potere dominante che soprattutto nel nostro presente e in futuro non ha più ragione di essere.
E. P. e M. E. – Crediamo che si possa fare cultura attraverso i libri e che questo sia quanto noi possiamo e siamo in grado di fare. Viviamo un tempo dove tutto è basato sugli algoritmi, la finanza, la disparità di ogni tipo e l’accentramento del potere e l’autoritarismo: pensiamo sia necessario dedicarsi anima e corpo a creare comunità volontarie, auto-organizzate, e con principi diversi da quelli.
E. P. e M. E. – Ma pure… sopra sopra! (ridono)
Il futuro degli esseri umani si delinea assi distopico… Bakunin è uno dei pensatori e rivoluzionari che non dovremmo mai dimenticare…
Note
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