[#tbt] “Surf’s up mh, mmh” – quando i Beach Boys ritornarono con stile

Agli inizi degli anni ’70, il mondo sembrava già molto diverso dall’utopia californiana di surfing sfrenato, pin-up dolls e bushy bushy blond hairdos di cui si erano fatti portavoce i Beach Boys. Nixon era ora presidente e il clima di repressione diffuso da operazioni di politica estera quali l’Operazione Condor, un piano per tutelare l’establishment statunitense nei paesi del Sud America di forte influenza socialista e comunista, e il noto scandalo Watergate daranno i primi colpi all’American way of life e al soft power di cui la nazione aveva goduto dal dopoguerra fino a questo momento. E se anche nelle melodie più solari dei Beach Boys è possibile rintracciare un pizzico di melanconia, la consapevolezza che sia tutto finto e costruito, il diciasettesimo disco del gruppo californiano arrivò in un momento particolarmente delicato: da un lato la precaria salute mentale di Brian Wilson, dall’altro il dover fare i conti con la miriade di sottogeneri che già all’epoca contaminavano il rock e lasciavano indietro le melodiche armonie vocali che avevano contraddistinto un capolavoro come “Pet Sounds” (1966). Il loro sedicesimo album, “Sunflower” (1970), fu un disastro in termini di vendite e il loro nuovo manager, l’appassionatissimo fan Jack Rieley, premeva per dei testi più schierati politicamente (come sarà “Student Demonstration Time”, un brano a mio avviso meno che riuscito) per stare al passo con l’instabilità politica di quegli anni.

Forse alcuni momenti di “Surf’s Up” ci sembrano più veri adesso, “Don’t Go Near The Water” lamenta l’inquinamento delle acque e “A Day In The Life Of A Tree” è una ballata dall’approccio deep ecology che tenta di descrivere la vita dalla prospettiva di un albero. Un bel cambio di rotta, per chi una volta incitava la gioventù americana a cavalcare le onde!

L’album contiene anche la prima canzone composta unicamente da Carl Wilson, “Long Promised Road”, un brano introspettivo dal ritornello deciso e con un delizioso bridge accompagnato da dei synth luccicanti, e due tracce brillanti scritte da Al Jardine e Gary Winfrey: “Take A Load Off Your Feet”, ma soprattutto la drammatica “Lookin’ At Tomorrow (A Welfare Song)” che narra di un uomo trovatosi disoccupato a causa della decrescita nella richiesta di lavoro non specializzato. La voce di Jardine annebbiata dal reverb è accompagnata da un semplice arpeggio dalle atmosfere spettrali, intensificate da un organo nello sfumarsi della canzone.

Nonostante “Surf’s Up” fu terminato nell’Aprile del 1971, i Beach Boys ritornarono in studio qualche mese dopo per comporre quelli che si rivelarono essere i due pilastri portanti del disco: “Disney Girls” e l’omonima traccia “Surf’s Up”. “Disney Girls” è una ballata tutta intrisa di nostalgia per la golden age americana e di desideri della borghesia bianca. La vera chiave di svolta del brano è il bridge, dove ritornano i cori a cappella a cantare l’immaginario televisivo di una rom-com anni ’50:

(Love) Hi Rick and Dave!
Hi Pop! Well, good morning mom!
(Love) Get up! Guess what?
I’m in love with a girl I found!
She’s really swell
‘Cause she likes
Church, bingo chances and old-time dances

La traccia che chiude l’album è un chiaro esempio del genio compositivo di Brian Wilson, mentre il testo è stato scritto da Van Dyke Parks. Inizialmente destinata a essere inclusa dell’abortito progetto “SMiLE”, “Surf’s Up” è una suite tripartita dominata dalla melanconia degli accordi in settima e dalla dinamicità del suo costante accelerare e rallentare. Il titolo è un ironico rimando al surfer rock dei primi lavori dei Beach Boys, evidentemente uno sbiadito ricordo per il Wilson del nuovo decennio alle prese con la sua dipendenza da anfetamine: “surf’s up mh, mmh, mmmh”.
Il brano termina con un rimando a un verso di Wordsworth tratto da “My Heart Leaps Up When I Behold”, la sezione roussoniana intitolata “A Child Is The Father Of The Man”. Per quello che vale, nonostante l’innocenza puerile decantata, credo sia la cosa più vicina a una versione americana di un’ouverture wagneriana.

Il 27 Agosto i Beach Boys pubblicheranno via Capitol Records/Universal Music “Feel Flows: The Sunflower & Surf’s Up Sessions 1969-1971”, un cofanetto contenente le versioni rimasterizzate di “Surf’s Up” e “Sunflower”, oltre a tracce inedite tra cui registrazioni dal vivo, versioni demo, strumentali, alternate e a cappella.

(Viviana D’Alessandro)

Foto in evidenza di ©Jasper Dailey – Courtesy of The Peter Reum Collection, tratta dalla pagina Facebook ufficiale dei Beach Boys per fini promozionali.