HAIM, “Women in Music Pt. III” (Columbia, 2020)

Haim - WIMP3Quando pensiamo a Los Angeles e al sound spensierato fatto di sole e palme degli ultimi anni, ecco che nel nostro immaginario appaiono le Haim che fanno lunghe passeggiate per le strade della città, accennando a passetti di danza di tanto in tanto. “Women in Music Pt. III”, il nuovo album delle sorelle californiane, è stato concepito invece percorrendo una strada oscura e tortuosa, fatta di prove difficili che ognuna di loro, in momenti diversi ha dovuto superare; Danielle ha combattuto con la depressione causata dalla malattia del compagno Ariel Rechtshaid (noto anche per essere il produttore della band), Alana ha perso la sua migliore amica in un’incidente stradale, Este ha dovuto convivere con il diabete.
Intimo, multidimensionale e fresco, con un songwriting consapevole racchiuso da una varietà inaspettata di melodie, senza dubbio il loro lavoro migliore.
Nonostante la leggerezza abbia sempre giocato un ruolo fondamentale per le tre polistrumentiste, la sobrietà resta la loro caratteristica principale e, nonostante le tracce siano spesso colme di angoscia sentimentale, le armonie a cui ci hanno abituati mantengono il loro allure “retro summer”.
“L’intero mantra di questo disco – ha detto Alana alla NME – ruota tutto attorno al concetto di vivere senza avere paura”, più audace e coraggioso rispetto al precedente “Something to Tell You” del 2017, in “WIMPIII” c’è una maggiore volontà di mescolare energie derivanti da stili e generi musicali diversi. Dalle vibrazioni RnB di “3 AM”, all’imponente presenza del sax in “Summer Girl” ispirata a “Walk On The Wild Side” di Lou Reed, fino alla sincopata “Another Try”, ogni traccia è un tassello sulla strada verso la consapevolezza di sè.
Rammarico e riappacificazione con la sofferenza in “All That Ever Mattered” e “FUBT” (Fucked Up But True) e l’omaggio profondo, riconoscente e amorevole di “Hallelujah” – che resta una delle migliori canzoni mai scritte dalle Haim – non soppiantano le atmosfere R&B, folk, pop e rock, ma danno accesso al lato personale e nascosto del vissuto del trio.
In “I Know Alone” il sottofondo di synth vintage lasciano spazio alle riflessioni di Danielle sulla perpetua miseria della depressione: “Cause nights turn into days, that turn to grey keep turning over some things never grow, I know alone like no one else does”, manipolazione vocale e una pletora di trame ambigue, fanno da contorno a liriche profonde che lasciano un segno indelebile.
Lo sdegno ribelle si fa sentire su “Man from the Magazine”, dove vengono citate alcune delle interviste dei giornalisti, che le tre cantautrici sono state costretta a sopportare: “Do you make the same faces in bed? Hey man, what kind of question is that? What do you really want me to say back?”, agganciando così uno dei temi dell’album, il sessismo e il ruolo della donna nel mondo della musica. Non è un caso infatti che le Haim sentano il bisogno di affrontare l’argomento, da tempo lottano contro chiunque voglia affibbiargli l’etichetta di girlband e sono note per aver licenziato il loro precedente agente perché pagate molto meno dei loro colleghi uomini, per esibirsi allo stesso festival. Il titolo “WIMPIII” è un grido contro questo tipo di discriminazione, una risposta dura a chi crede che una donna entri in un negozio di musica solo per fare un regalo al fidanzato (è realmente successo a Danielle).
Con tutta la spazzatura sessista che la band ha affrontato negli ultimi anni, avrebbe potuto facilmente creare un disco monotematico e vivere di rendita per i successivi due, invece, non solo dicono ai cinici di fottersi, ma che possono fare molto meglio di quanto loro abbiano mai fatto.
E’ o non è “girl power” anche questo?

70/100

(Simona D’Angelo)