MOVIE STAR JUNKIES, “Shadow of a rose” (Teenage Menopause Records, 2020)

Sono passati dodici anni dal quel folgorante debutto chiamato “Melville”; me lo ricordo come fosse ieri, quel garage caracollante e appiccicoso, troppo sudicio per appartenere ad una qualsiasi band italica. Difatti, i Movie Star Junkies non sono una band qualunque, ma un progetto importantissimo che denota come il nostro sottosuolo sia ancora materia viva in fatto di musica. Non solo il gruppo torinese non ha perso smalto e spirito selvaggio che lo ha contraddistinto in questa dozzina d’anni (firmando dischi strepitosi) ma ha cercato di evolvere e personalizzare un suono ed un genere musicale quale il garage-blues, difficile da sponsorizzare e vendere in un’epoca sintetica e poco affine al contatto umano. “Shadow of a Rose” è l’ennesimo centro pieno, un disco dove tutto ha un’aurea polverosa e al contempo romantica, dove il blues non è un genere ma un’attitudine, dove non esistono regole se non quelle di cercare di scrivere canzoni che puntino direttamente al cuore. “Violence” ne è l’esempio lampante; ballata al chiaro di luna che vive e splende di luce propria. Ma la capacità dei MSJ è anche quella di flirtare con il POP in maniera disarmante; “Song of The Silent Snow” è una pepita Nuggets corale ripulita dal fuzz degli esordi, affilata e tenera allo stesso tempo. Poi ci sono le rasoiate al fulmicotone come “Blind”, il basso e la batteria che “galoppano” in fuge morriconiane “Shadow of a Rose” e l’innata capacità del vocalist Stefano Isaia di cavalcare letteralmente i pezzi, attraversandoli invece che interpretarli solamente.

Bentornati ragazzi.

Dopo questo brutto momento quello che sogno è un po’ di sudore vero, che sgorga dai vostri strumenti.

75/100

Nicola Guerra