1. Brittany Howard – Jaime
Soul. Un disco caldo, intenso, da brividi. Mai approfondito il progetto Alabama Shakes, ma il disco d’esordio della loro vocalist è il classico miracolo d’ispirazione.
2. Cate Le Bon – Reward
Un disco freddo, freddissimo. Eppure, il distacco della gallese è stato il mio refrigerio nelle bellissime notti d’estate.
3. Weyes Blood – Titanic Rising
L’amore aumenta per te, Natalie. Tu decidi di volare ancora più in alto.
4. Maurice Louca – Elephantine
Il nuovo movimento jazz, oriente ed occidente senza barriere. Come dovrebbe essere il pensiero.
5. Purple Mountains – S/T
David Berman ha voluto andarsene così, lasciando in eredità un disco che parla di morte ma che vivrà per sempre.
6. Girl Band – The Talkies
Ok Fontaines DC, consumato. Ok The Murder Capital. Ma a Dublino quest’anno non ci sono rivali.
7. Angel Bat Dawid – The Oracle
Il solo dispiacere di averla avuta a due passi ed aver preferito una serata all’insegna della sregolatezza (musicale, si intende). Spiritual Jazz da un altro pianeta.
8. Los Pirañas – Historia Natural
Eccola la sregolatezza prima accennata. Omaggiare il proprio paese ed essere contemporanei, inusuali, divertenti, tecnici, scanzonati e strafatti. Tirel fò Pedro.
9. Park Jiha – Philos
Musica impalpabile e inafferrabile che non puoi cantare sotto la doccia ma che ti racconta senza parole cosa significa essere parte del cosmo.
10. Penelope Isles – Until The Tide Creeps In
Fiera indipendenza d’amore verso il concetto indie, che non perderà mai di significato quando si inerpica su melodie POP così sublimi.
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