[Visions] IT (parte 2)

Visions sarà uno spazio in cui si parlerà di immagini, contaminazioni, cinema e serie tv, cercheremo, senza una cadenza precisa, di raccontare tendenze e deviazioni del piccolo e grande schermo.

L’horror ai tempi del remake compulsivo.

IT parte seconda, diretto da Andrés Muschietti, è nelle sale. Dopo 27 anni, i ragazzini sono cresciuti, ma il caro Pennywise torna e i “perdenti”, nome della banda composta da Mike (Isaiah Mustafa), Bill (James McAvoy), Beverly (Jessica Chastain), Richie (Bill Hader), Eddie (James Ransone), Ben (Jay Ryan) e Stanley (Andy Bean), decidono di tornare per chiudere definitivamente la questione e eradicare la maledizione da Derry.
Già dalla prima scena, con un IT che sbuca sulle rive del fiume, assistiamo ad una serie di apparizioni del pagliaccio che teoricamente dovrebbero disturbare e farci fare il “salto olio Cuore” dalle poltrone dei cinema. Il risultato, a lungo andare, è anestetizzante e lo spavento ad effetto speciale si trasforma in un appuntamento ciclico e ripetuto nel film che, dopo 30 minuti, non regala più tensione e sorprese. Le comparsate di IT sono comunque sceniche e in fin dei conti necessarie per farci capire qualcosa in più del passato di Pennywise.

Le scenette dei membri di questa gang del bosco, in versione Derry, sono comunque divertenti, ma ripetitive, scontate e già sappiamo che ci porteranno ad una battaglia conclusiva: IT è solamente il cattivo sul finale di un videogioco, e proprio per questo tutti gli intermezzi vengono totalmente depotenziati, non c’è mai odore di morte, mai un’autentica paura, tutto è giocato sulle isterie dei protagonisti.

Gary Dauberman nella sua sceneggiatura è molto legato alla scrittura di King, lo dimostra anche la presenza dello scrittore che appare in un breve, ma funzionale cameo. La scelta di far parlare Stephen King in veste di commerciante con Bill è piena di effetto, ma sostanzialmente non cambia nulla e non aggiunge niente. IT si trasforma esattamente nello specchio dell’horror ai tempi del remake compulsivo.

Il problema principale del film però non è così filosofico e strutturale, ma sta tutto nella sua durata incredibile, tutt’altro che utile ad approfondire le storie dei protagonisti. L’origine spaziale di It è accennata e il tema dei “pozzi neri” è un substrato che rende tutto più confuso, soprattutto in relazione alla morte di Pennywise, che arriva in un clima da “giovani marmotte”. In una breve sequenza il “divoratore dei mondi” con legami ancestrali con la Terra e Derry viene sconfitto da un semplice atto di bullismo, e in fondo lo stesso IT non si impegna più di tanto, se non nel proiettare i protagonisti in una serie di artifici e dejavù.

Le apparizioni di Xavier Dolan, Stephen King e un cast comunque pazzesco non riescono a buttare necessaria benzina su un fuoco (di paglia).
Nel romanzo di King la prima immagine di IT è legata alla richiesta: “Want your boat, Georgie?”. Alla fine di questo doppio film abbiamo scoperto che, per salvare le penne al povero Georgie, bastava un pochino di street attitude in più.