SKEPTA, “Ignorance Is Bliss” (Boy Better Know, 2019)

Sono passati solo tre anni da “Konnichiwa”, il disco che ha di fatto riportato in auge Skepta ed il grime, oltre ad aver fatto da traino per una nuova generazione di MC inglesi.
Ad onor del vero, tanti degli episodi più interessanti di questa New Gen sono risultati tali anche per il loro tentativo di allontanarsi dagli stilemi del genere. Viene da pensare alle sfumature gospel aggiunte pennellate da Stormzy oppure alle riuscitissime contaminazioni che hanno caratterizzato “Grey Area”, il bellissimo disco di Little Simz uscito proprio quest’anno.

“Ignorance Is Bliss”, invece si propone come disco grime quasi purissimo, con al massimo qualche occhiolino alla trap, come ad esempio ‘Greaze Mode’ o la piuttosto riuscita iniezione di auto-tune somministrata da Lancey Foux in ‘Animal Instinct’.
In generale, a livello di paletta sonora, c’è ben poco di inaspettato: i bassi sono rapidi e spigolosi e i synth son digitalmente gelidi e affilati come il manuale prescrive.

Nonostante qualche rima raffazzonata e diverse metafore un po’ pigre, Skepta funziona anche in questa nuova versione di sé: non necessariamente meno cocky, ma intenerita dall’essere diventato padre (“Bullet From A Gun”).

“Gangsta” è il vero banger di tutto il disco, old school nei suoni e nei temi, come la sempreverde street realness, sputati su quello che è un battle-beat a tutti gli effetti. Sul finale del disco c’è perfino un momento più radiofonico e melodico con “Glow In The Dark”, che paradossalmente è anche un pezzo dove c’è una parvenza di politicizzazione, per il resto quasi del tutto assente, anche qua in controtendenza rispetto, ad esempi, a “Nothing Great About Britain” di slowthai, il disco grime finora più acclamato dell’anno.

Alla fine dei 41 minuti, che scorrono abbastanza facilmente, la sensazione è che manchi una vera narrazione di fondo in grado di trasmettere un senso d’urgenza al tutto.
“Ignorance is Bliss” conferma certamente le capacità di Skepta di confezionare un disco grime quadrato e piacevole.
Il punto è che, forse, non ne avevamo così bisogno.

65/100

(Carmine D’Amico)