Funk Shui Project & Davide Shorty, dai 7 brani degli Anni Dieci a “Visione”

“Visione” è il nuovo singolo del Funk Shui Project con Davide Shorty, pubblicato il 21 giugno, a due stagioni esatte di distanza dall’album “Terapia d’urto”.

Gli strumenti musicali, l’amore per l’hip hop, il linguaggio del funk sono sempre stati alla base della proposta musicale del colletivo torinese, nato nel 2008 che da allora ha sviluppato le sue produzioni al fianco di MC e vocalist come Kiave e Willie Peyote. L’attuale formazione del gruppo è composta dal bassista-fondatore Alex “Jeremy”, il beatmaker Natty Dub, il chitarrista Daniele Fiaschi e il batterista Manuel Prota. Per il secondo album ufficiale la band si è affidata alla voce di Davide Shorty, cantautore, beatmaker e rapper di Palermo capace di far convivere la sua inconfondibile voce soul con sonorità innovative e melodie contaminate da jazz e rap.

In che senso “Visione” è una traccia politica? Vi sentite una goccia nell’oceano in Italia dove la musica “impegnata” si è un po’ trasversalmente annacquata lasciando spazio a messaggi meno forti?

Più che un brano politico, é un brano meditativo. Una presa di coscienza nel dover imparare a conoscere ed accettare la nostra storia per poter visualizzare e quindi raggiungere la visione che abbiamo in testa. Il fatto che ci sia un riferimento politico é consequenziale. Il disagio politico del momento ha creato in molti una tale frustrazione che evitare di parlarne suona quasi omertoso. Abbiamo al governo persone che calpestano i diritti umani alla luce del sole, quindi per noi é assolutamente naturale sentire la responsabilità di puntare il dito su ciò che ci fa star male. Sicuramente per gli artisti non é una scelta storicamente popolare quella di fare musica “impegnata”, ma la sfida sta proprio in questo. Ognuno é libero di utilizzare la propria musica come vuole, e sicuramente l’industria discografica al giorno d’oggi non favorisce chi ha dei concetti più profondi, ma non ci sentiamo una goccia in mezzo all’oceano, e ci auguriamo che il nostro senso di responsabilità possa essere contagioso per altri.

Per molti aspetti gli anni Dieci hanno visto la riesplosione mainstream della musica black con artisti che hanno raggiunto traguardi e conquistato primi mai raggiunti in passato dai loro omologhi. Con qualche anno di ritardo anche l’Italia, grazie alla trap, ha portato certi linguaggi musicali al centro della scena. Quali sono le vostre previsioni?
Viene da pensare che anche negli anni ’00 ci fosse già molto hip hop ed R&B che dominava le classifiche (anche se in misura minore), il reggae é un genere intramontabile da sempre, per quanto riguarda il jazz in Italia abbiamo forse tra le più prolifiche scene al mondo. Sicuramente il soul dai tempi di Pino Daniele é il genere con meno background nel nostro paese, ed in merito speriamo in una rivoluzione. Troviamo che nella scena mainstream ci sia molta appropriazione culturale indebita. Tanti artisti che fanno uso di stilemi che non gli appartengono in maniera superficiale, semplicemente per seguire la moda del momento e specularvici sopra. Prendiamo il reggaeton per esempio o molti riferimenti alla musica latino americana da parte di artisti che con l’America Latina hanno poco a che fare.
Pure mosse commerciali, strategie e dinamiche che sono sempre esistite nell’industria musicale, sia in Italia che all’estero.
La trap per esempio é un genere di rottura che potrebbe portare tanti messaggi positivi, ma purtroppo nella stragrande maggioranza dei casi viene utilizzato per argomenti come “soldi, macchine, puttane e droga” scimmiottando un’immaginario d’oltreoceano che già in origine porta tanta negatività concettuale e che per quanto mi riguarda suona ancor più grottesco in Italia.
Non mi sento di fare una previsione, mi auguro che la gente si incuriosisca sempre di più a cercare della buona musica. L’importante é che si studi, che si vada in profondità, che si ritorni ad essere curiosi di sapere da dove nascono i generi e i diversi stili. Le parole ed i simboli sono importanti, e vanno utilizzati con intelligenza, mai con superficialità. Bisognerebbe insegnare a rispettare la musica e la cultura.

Avete già in lavorazione il prossimo disco? Cosa dobbiamo aspettarci?
Possiamo dire poco in merito al momento, ma abbiamo del nuovo materiale in attesa di essere tirato fuori. 
Non ci piace spoilerare, ma sappiate che nella musica che facciamo ci mettiamo tutti noi stessi ed in questo momento il flusso creativo é alle stelle.

E ora i 7 brani più significativi degli Anni Dieci secondo il Funk Shui Project & Davide Shorty:

2010: Erykah Badu, “Fall In Love”

2013: Mac Miller, “S.D.S.”

2014: MNDSGN, “Camel Blues”

2016: Anderson .Paak, “Heart Don’t Stand A Chance”

2017: Kamasi Washington, “Truth”

2018: Nu Guinea, “Parev’ ajere”

2019: Durand Jones & The Indications, “Don’t You Know”