[Cannes chiama Kalporz] Diario 20 maggio 2019

Si può restare delusi a un festival di cinema (ancor di più: al più importante festival di cinema del mondo) perché un ex calciatore ha dato forfait riguardo la sua presenza? Ebbene sì, a quanto pare. Alle 23, come ultimo film della giornata, avevamo piazzato Diego Maradona, il documentario che Asif Kapadia (l’anglosassone già al lavoro su Amy Winehouse e Ayrton Senna) ha dedicato agli anni napoletani del fantasista più famoso della storia del calcio. Il motivo? La presenza in sala annunciata del Pibe de Oro, straordinario calciatore ma anche uomo affascinante, contraddittorio, straripante. Invece all’ultimo momento Maradona ha deciso di rinunciare, chissà per quale motivo reale, e quindi il film è tornato a essere solo un film, senza la mitologia da costruirgli intorno. Il risultato è che abbiamo dunque deciso di saltarlo, risparmiandoci le ore piccole in previsione di un rush finale, quello della seconda settimana, che si preannuncia esasperante.

La giornata si è aperta invece sulle immagini dell’attesissimo The Lighthouse, secondo lungometraggio da regista di Robert Eggers dopo l’affascinante The Witch – o The VVitch, come tuttora lo chiamano alcuni. Anche qui si resta nel campo dell’horror, come nel precedente, lavorando però ancor più sulla psicologia, l’ossessione e la paranoia. Nella storia di due guardiani del faro, al largo delle coste del New England, lontani da tutto e da tutti – e isolati per colpa del maltempo – che sul finire dell’Ottocento cadono in una completa spirale paranoide il regista staunitense mette di tutto e di più, da Melville a Coleridge, da Poe a Lovecraft, e via discorrendo. Girato in pellicola 35mm e in un bianco e nero stupefacente, diretto con mano espertissima nonostante la giovane età, The Lighthouse è un film che a tratti sembra promettere più di quanto mantenga, ma è tenuto a galla – è il caso di dirlo, vista l’onnipresenza dell’acqua – dalle eccezionali interpretazioni di Willem Dafoe e Robert Pattinson. Tra chi grida al capolavoro e chi borbotta disapprovazioni ci poniamo nel mezzo, né entusiasti né detrattori.

A proposito di detrattori, ne annovera un nugolo non indifferente Werner Herzog, che è stato accolto molto freddamente con il suo nuovo film di finzione, il ventesimo (cui si devono aggiungere 22 film documentari) e il primo dal 2016 quando diresse Salt and Fire. Family Romance, LLC – questo il titolo del film – potrà anche avere tutti i difetti del film su commissione, perché di questo si tratta, ma è un’opera graziosa, intelligente, e perfettamente coerente con la poetica dell’immenso cineasta tedesco. Davvero si fa fatica a comprendere l’astio che un’opera così leggera abbia generato. Misteri dei festival.

(Raffaele Meale)