TORN HAWK, “Time Is A Scam” (LIES Records News, 2018)

Alla professione di artista visual, sviluppata a partire da vecchie VHS rovinate montate per realizzare dei collage artistici, Luke Wyatt ha affiancato una carriera come produttore e musicista impegnato in numerosi progetti. “Time is a Scam” è l’ultimo dei lavori a nome di Torn Hawk, uscito nel dicembre del 2018. Il poliedrico autore americano a distanza di due anni da “Union ad Return” si cimenta in un album che recupera l’approccio cesellato dei precedenti dischi puntando su sonorità maggiormente scure e lo-fi. Nei suoi brani sono rinvenibili fin dal primo ascolto le atmosfere cinematiche quasi da soundtrack la cui influenza forse si deve alla frequentazione del cinema indipendente che la madre adottiva gestiva in Virginia. Arrangiamenti compositi si intrecciano a suoni evocativi che richiamano suggestioni notturne insieme a scenari distopici e cyber punk. Caratteristica la giustapposizione di loop sgranati di batteria e svariato materiale sonoro che alterna momenti più densi ad altri più rarefatti.

Se in alcuni frangenti abbiamo a che fare con cadenze trip hop (“I Took What You Did to Me and Made a Sword Out of It”) rilassate e introspettive, altre volte il ritmo si espande tanto da subire accelerazioni vicine a quelle della drum’n bass (“Jade City”). A fare da collante al tutto ci sono i rimandi alle sonorità industrial assimilabili ai riverberi più oscuri dei Nine Inch Nails (“Lenny Dykstra” e “Breaking Down the Gates”) e richiami alle sferzate distorte dei Chrome portate avanti con l’ossessività dei Neu (“I Hate Weed”). Le soluzioni musicali adottate sono d’effetto come nella breve “Book Smell Good” e in “Weaponized Loss”, dove quello che sembra essere un pianoforte preparato dialoga con feedback e bending strazianti di chitarra. A chiusura “Find me in the rain” fornisce un tocco melodico e malinconico.

L’album, sebbene interamente strumentale e privo di parti cantate, amalgamando musica ed elemento visivo, disegna paesaggi sonori non banali. Un lavoro che, nonostante le influenze sopra citate, è in grado di esprimere un sound personale e dinamico che sfugge alla monotonia. Il tempo è una truffa, e la piacevolezza con la quale Luke Wyatt trasporta l’ascoltatore serve a dimostrarlo.

 

(Eulalia Cambria)

75/100