Per quel che mi riguarda il 2018 è essenzialmente l’anno di Mattia, questo ragazzo di quasi 10 mesi con le guanciotte di Kanye e i capelli dei Temples. Ma a livello personale è anche l’anno di Kalporz, il sito che, anche lui, ha un po’ le guance di Kanye e i capelli dei Temples. Nel senso che qui dentro (io ci sono da fine 2017) le diverse anime si esprimono con una sintonia che a logica non sarebbe così scontata. E scusatemi per la parola sintonia. Non so come sia successo ma quest’anno i miei tempi sensibilmente contratti e centellinati sono però diventati tempi più appassionati. Forse ho fatto mia la virtù di Kalporz che poi è quella di andare al punto, cercare i nessi, scansare i pregiudizi, mescolare la gente e le cose. Di per sé non credo che la musica del 2018 sia così indimenticabile ma la musica la fanno le persone, gli incontri, gli ascolti, i luoghi e le cose che succedono. In questo senso, sì, è un anno indimenticabile e la sua musica pure. Qui sotto, oltre a elencare “i miei” dischi, volevo fare tre cose: usare le copertine come figurine Panini, evidenziare tutte le canzoni che mi hanno preso di più e corredare con una playlist. Poi è andata a finire che tutto è venuto con una mossa sola.
La consueta esplosione di colori ma stavolta più a fuoco. Quasi quasi mi piace che questo disco non sia piaciuto troppo in giro.
Il disco che ormai non mi aspettavo più da loro. Una struttura che tiene insieme new wave, pop psichedelico e bolle di sapone.
Sempre a loro agio nel conservare lo schema riuscendo a non suonare logori. Comunque è soprattutto questa mia ossessione per “Disarray” che li porta qua.
Meghan Remy si mette un abito più vistoso e sta un incanto. “Rosebud” è la cosa più vicina ai Chromatics (o ai Glass Candy) in un altro anno senza “il nuovo album dei Chromatics”.
La felicità e ciò che la ostacola. Devonté ha provato a fare un disco su questo, a bassa voce.
Cambio ogni giorno opinione su questo disco frammentato, incompleto, liquido e tragico. Direi che quindi ha funzionato.
Il fatto che così tanto valore risieda in così poche tracce ne fa un disco dal peso specifico altissimo.
Di solito solo Blood Orange sa strappare il cuore con intensità pop e la solennità cruda d’ingredienti semplici.
È come risentire i migliori Chk Chk Chk mischiati con The Go Team! mischiati con Le Tigre.
A suo nome, Elbrecht fa proprio quel disco confuso, onnivoro e adorabile che ci si poteva aspettare. E che non andrebbe mai messo in una lista perché è già una lista.
Il disco che vede Jack Tatum scrivere e registrare con Jorge Elbrecht. Vorrei ribadire anche qui quanto questa cosa io l’abbia vissuta come un regalo.
Al di là del bel disco che conferma le attese vorrei dire: “Lemon Glow” come esperienza religiosa.
Steve Lacy, accarezzami le orecchie. La classe del collettivo, il funk, il soul moderno e tutto il resto.
A inizio anno era uscito questo singolo micidiale, poi il disco ha seminato più perplessità che favori. Boh, io ne vorrei anche per l’anno prossimo.
Ok, per me “l’ammodernamento” di Leon Bridges non è stato questa sciagura, anzi. E “Bad Bad News” è una lezione.
L’atteggiamento, il groove, il bagaglio di riferimenti fanno dell’italo-canadese un personaggio dalla personalità solida. Ghetto Falsetto è un’avventura.
La collaborazione con Matilde Davoli ha generato questa gemma pop in italiano. Lasciate perdere gli accostamenti perché un disco così è nel presente che vive.
Impossibile trascurare uno dei “casi” dell’anno. Un lavoro che, nel ricordarci il patrimonio di cui disponiamo, si fa patrimonio a sua volta.
Kim Ann Foxman (ex Hercules & Love Affair) ha questa capacità di far brillare tutto ciò con cui entra in contatto. Il gusto, la voce, l’atteggiamento, tutto.
Nel suo approccio alla musica pop, MorMor è così tante cose insieme che non so da dove partire. Direi che è pop soul aggiornato e direi comunque troppo poco.
Uno all’inizio dice “Tame Impala”, poi però vien fuori tutto il resto. Un personaggio interessantissimo da attendere ancora al varco. E “No Going Back” è bellissima.
È il versante rimbalzino delle cose. È il sorriso a sei denti e i pugni al cielo.
L’ascoltiamo quando giriamo in tondo molto veloce e la stanza frulla.
Se siamo a cominciare un’avventura, dico, facciamola cominciare da qui.