Nothing, Circolo Ohibò, Milano, 26 Novembre 2018

I brividi toccano anche la punta delle dita aspettando i Nothing, band di Philadelphia, che ormai negli anni ha consolidato un bagaglio di storie e vicende estremamente forti, tanto significative da sprigionare sul palco una forza spaventosa con picchi emotivi decisi e sostanziali.

La chiave del concerto all’Ohibò è tutta nell’intesa musicale e umana dei membri della band.

Le vicissitudini estreme della storia di Dominic Palermo si intrecciano in un’unica organica scaletta, l’esecuzione di brani come “Carpenter Song” o “A.C.D.” è ottima, tanto da coinvolgere tutta la sala dell’Ohibò.

L’intero concerto è organico e si alterna tra battute accese tra pubblico e band, che non manca di presentare sul palco, in modo divertente, i vari band manager, fotografa e addetti che li stanno accompagnando in tour.

L’amore per Milano (più volte dichiarato sullo stage) si nota in una performance che non risparmia un colpo, e anche nel noise più estremo sembra non esserci sbavatura, ma un coraggioso e unico modo di esprimersi. Nei momenti più duri del live sembra veramente che i tempi, i ritmi e le sezioni alla chitarra si sdoppino, triplichino. Il muro del suono della band è totale e in forte crescita, canzone dopo canzone.
Le linee di basso sono complesse e sembrano sbattere contro ogni parete della venue, il riverbero è un fedele compagno e i feedback pane quotidiano, che fanno tremare le membra.
La voce di Palermo è eterea, pulita come nella miglior tradizione dream-pop. Il trait union tra più generi è la forza dei Nothing: c’è una capacità di saper amalgamare e probabilmente, in questo 2018, il mix perfetto (perlomeno per loro) è stato raggiunto.

Sul palco c’è un Big Bang che è capace anche di essere Big Crunch: contrazione e espansione nell’universo dei Nothing viaggiano di pari passo, la loro è una teoria dell’inflazione cosmica scritta finemente sul confine ideale del post punk.

Nel live si è sempre sull’orlo tra crollo e estrema vitalità: si cade, si prega, si muore e si torna a vivere, il roteare instancabile dei brani si accende in un senso di tragedia e epica.

Ad avere spessore è l’esperienza di live complessiva messa su dal gruppo, infatti un altro grande punto a favore della band è la costruzione di un concerto adatto anche ai non fan del genere, non c’è bisogno di ascoltare Slowdive o altri grandi ispiratori per apprezzarli, la loro attitude batte ogni tentativo di arroccamento inutile all’interno di una cerchia, di un genere.

I Nothing sono quello di cui avete bisogno nel 2018, ma visto che siamo agli sgoccioli, anche nel 2019.