J.H. GURAJ, “Steadfast On Our Sand” (Boring Machines, 2018)


Disco piccolo piccolo questo “Steadfast on our Sand”. Una ventina di minuti condensati in 4 pezzi che
sonorizzano le due anime di un luogo, precisamente Terschelling, isola del nord situata nei Paesi Bassi.
Il nostro Enrico Stradi aveva analizzato due anni orsono il disco del cosentino Dominique Vaccaro
“Underrated Glances At The Edge Of Town” uscito per Maple Death in cassetta
(http://www.kalporz.com/2016/10/j-h-guraj-la-storia-di-un-lungo-viaggio-verso-casa/).
Leggetelo. Si parlava di viaggi, ritorni a casa, luoghi e ovviamente musica. Scarna, improvvisata,
immaginifica.
In questo nuovo lavoro si cerca, come dicevo, di aggiungere suggestioni e profondità al film-documentario
intitolato proprio “Steadfast on Our Sand” che il collettivo bolognese Zimmerfrei nato ad inizi 2000
(composto da Massimo Carozzi, Anna de Manincor e Anna Rispoli) ha diretto nel 2015.
Una colonna sonora?

Non solo. Come si potrebbe raccontare l’attesa di nucleo di isolani che prepara i costumi spaventosi per
“Sundurum”, la notte della vigilia di un’alternativa a Santa Claus?
Come si potrebbe raccontare con della “semplice” musica un Giugno invaso dai turisti in bicicletta e
l’inverno dei bambini che attendono le storie spaventose raccontate dai loro genitori?
Sottraendo. Cercando, anche in pochi minuti, di dare voce al silenzio, all’attesa.
Blues pizzicato, rumori di fondo, cut-up drums.

Ci impiegherete di più a leggere questa recensione che ad ascoltare questo piccolo gioiello, ma quando le
immagini si faranno vivide nella vostra testa, il tempo sarà la solita, effimera illusione.

75/100