GAZELLE TWIN, “Pastoral” (Anti-Ghost Moon Ray Records, 2018)

La cantautrice inglese Elizabeth Bernholz, nota ai più con il suo nome d’arte Gazelle Twin, aggiunge un altro capitolo alla sua opera musicale in cui dipinge uno straniato affresco folk-industrial di un’Inghilterra con un piede in Europa e l’altro no.

Arrivata al suo terzo album in studio, Gazelle Twin aumenta il suo apparato teatrale, che costruisce attraverso un dedalo di voci pesantamente manipolate, sintetizzatori e ritmiche esagitate, e un saggio uso di strumenti della tradizione processati in modo da creare quadretti di quotidiano terrore.

È proprio questa la chiave di lettura di “Pastoral“, la capacità della Bernholz di farci immergere in straniate istantanee di una tradizione pericolosa che si scontra con la contemporaneità, andando a creare una ‘claustrofobia pastorale‘ davvero molto suggestiva. I canti di protesta e il borbottare della piazza si legano e si mischiano per dare vita al reportage di Gazelle Twin.

All’avanzare dei ritmi marziali e nervosi prodotti da drum machine distorte, si alternano composizioni più ariose in cui la cantautrice di Brighton dà corpo e anima ai vari personaggi della sua Inghilterra in questo momento così tragico, al right-pride come alle frange genderless e spaventate. Un’opera avant-pop pressante, surreale, che inquadra con tocco personale la voce di una nazione in un determinato momento storico.

L’asticella era alta, ma ancora una volta Gazelle Twin è riuscita a mantenere le promesse donandoci un disco (controverso e personale) che va oltre i confini del classico album di canzoni. Da ascoltare più volte, per entrarci dentro e masticarlo davvero.

 

76/100

Matteo Mannocci