Siren Festival, Vasto, 26-29 luglio 2018

Alla sua quinta edizione il Siren Festival si consolida come uno dei rari e autentici festival dell’estate italiana. Non è solo una questione di line up (in molti ormai prenotano viaggio e pernottamento a scatola chiusa), ma soprattutto per la sua dimensione molto umana e per l’organizzazione e l’estrema suggestione degli spazi, con un nuovo Beach Stage che funziona come una sorta di festival nel festival dalle prime ore del pomeriggio fino a tarda notte, quasi senza soluzione di continuità e i tradizionali palchi del centro di Vasto. Ottima cura del cibo e del beverage (in un festival italiano dovrebbe essere il minimo e gli stranieri apprezzano non poco), i live e i dj set in spiaggia, i live acustici in barca, un’organizzazione e una produzione “tedesca” che non lascia nulla al caso, nonostante le prevedibili difficoltà che si incontrano nei piccoli centri del Sud Italia. Il Siren Festival ha valorizzato degli spazi, su tutti quello dei Giardini d’Avalos, una delle venue da festival più belle e curate d’Italia. Lì, peraltro, anche quest’anno trovano spazio i momenti più sussurrati e di distacco, come Neil Halstead degli Slowdive al tramonto, la talentuosa Any Other a notte fonda e lo stralunato Rodrigo Amarante (il cosmopolita autore brasiliano autore del theme della serie Narcos) in un pezzo di sabato sera quanto mai soffuso e purificante.








Tra il cielo stellato sull’Adriatico e la vista sull’insenatura dove sorge Marina di Vasto e le altre località, anch’esse molto autentiche e anni Ottanta, nel loro essere ancora legate a quei ritmi da turismo d’altri tempi che scorre lento e senza frenesie. Quello di DNA Concerti che ha ideato questo festival insieme a un americano appassionato di The National e musica indie rock, in un posto di cui il 90% ignorava l’esistenza e la bellezza, è davvero un miracolo. Fatta eccezione per Cosmo, instancabile protagonista dell’estate dei festival italiani, e per i deludenti e attempati P.I.L. di John Lydon, provate a immaginare che livello di popolarità abbiano da queste parti nomi come Slowdive (che hanno fatto cadere giù il cielo con tutta l’eclissi lunare con uno show finalmente del loro spessore), Lali Puna (in tanti non sono riusciti ad accedere nel gremitissimo Cortile d’Avalos) e gli stessi dEUS, una di quelle band che inspiegabilmente sono più famose in Italia che in tutto il resto del mondo, ma che, a differenza di molte altre, resiste agli effetti del tempo. Soprattutto quando scelgono di ripescare i piccoli classici che li avevano resi celebri ormai due decenni fa. Lo stesso discorso vale in senso elettronico per i Mouse On Mars che, a differenza dei 2ManyDj’s (a tratti irriconoscibili, per usare un eufemismo), non abbassano mai la guardia e non vogliono far ballare gli avventori più casuali. Fanno quello che ci si aspetta da loro con una techno intellettuale, dalle andature cervellotiche e IDM. Meglio così.
















Tra i momenti più sorridenti e da festival spicca, insieme all’ormai solido live di Cosmo che prende letteralmente a schiaffi Piazza del Popolo, quello della nuova regina del pop più dissacrante e contemporaneo della scena italiana: MYSS KETA, per dirlo come lo direbbe lei, è una delle nostre prefe e un po’ come Cosmo un paio d’anni fa, nell’ormai famoso live della spontanea invasione di palco a Porta San Pietro, cattura l’attenzione di tutti. Dei buttafuori, dei passanti che si avventurano come se fosse un tranquillo weekend vastese tra le vie del borgo, dei poliziotti stregati dalla performance più corale e coinvolgente del venerdì. Non deludono i propri seguaci il raffinato fuoriclasse del nuovo folk americano, Ryley Walker, tra gli ospiti internazionali, così come tra gli italiani gli altrettanto navigati Colapesce e Bud Spencer Blues Explosion. Tra le novità meritano le giuste menzioni Germanò, Varanin, Mesa, Lucia Manca che sembrano dare tutti, a modo loro, voler dare un’interpretazione molto suonata e “anni Zero” al loro show. In tempi di arrangiamenti ridotti all’osso, minimalismo IT POP e meta-performance, la cosa non può lasciare indifferenti.
Parlavamo di miracolo. Per capire la bellezza del Siren Festival dovete esserci stati. E non a caso chi è solito frequentare festival, dopo esserci stato per la prima volta è sempre tornato nelle edizioni successive.


















Foto di Chiara Viola Donati (Instagram: @chiaraviolenta)