Mark Renner: come una scatola del tempo, direttamente dal 1980


Spoiler: contenuto ad alto tasso di retromania. Siano benvenuti gli spiriti romantici.

La notizia è questa: un’etichetta di Brooklyn, la RVNG Intl., ha da poco dato alle stampe un disco che raccoglie una ventina di tracce sconosciute suonate una trentina di anni fa da un altrettanto sconosciuto artista di Baltimora, al secolo Mark Renner. Perché? Probabilmente, per il solo gusto di farlo. Ancora più probabilmente, perché Mark Renner meritava una seconda chance.

Ed eccola qui: “Few Traces”, una collezione di ventuno tracce incise tra il 1982 e il 1990 che restituisce a noi ascoltatori del 2018 tutto il profumo della musica cotonata di quegli anni: il dream-pop come stella polare, le farciture di synth avvolgenti e chitarre emotive, gli echi non troppo lontani di Cocteau Twins, Ultravox, e le sperimentazioni ambient di Brian Eno. Stiamo ovviamente esagerando, ma è per invitarvi a dare un ascolto a questo misconosciuto, a partire da questa “Saints and Sages”.

Se vi piace quel suono lì, quella roba che va dai This Mortal Coil ai Beach House (di Baltimora pure loro, chissà se si conoscono), allora “Few Traces” sarà per voi una godevolissima sorpresa effimera. Composto da ventuno tracce, raccolte dalle pochissime pubblicazioni dell’epoca, l’album ci restituisce un’intensità ancora intatta, come una scatola del tempo.

Non è un Best Of, ci tiene a dire lo stesso autore – che nel corso di questi anni ha continuato a fare cose in campo artistico (tipo il pittore) ma nel tempo che avanzava dal lavoro vero, tipo il corriere per UPS. No, non è un Best Of, ma è qualcosa che assomiglia più ad uno sketchbook di un illustratore: una roba che ascolti e che ti immagini come potrebbe essere stata se le cose fossero andate diversamente.

Sia quel che sia, ma intanto Few Traces è qui, e merita il vostro ascolto. Per chi si innamora, c’è anche un mini-documentario di Maia Stern: lo trovate qui sotto.