MACHWEO, “Primitive Music” (Lefse Records, 2018)

In questo inizio di 2018 mi sono un po’ allontanato dal mondo della musica. Mi sono sentito travolto e sovraccaricato dall’industria musicale, che sforna prodotti senza sosta, che a starle dietro ci diventi scemo.

In questo momento di personale ‘crisi’ però ho visto un bel concerto di contemporanea, dove alle spalle del duo violino ed elettroniche campeggiava enorme una citazione del compositore fiorentino Giuseppe Chiari: “La musica è facile”. Questa citazione nella sua semplicità è di una potenza esplosiva, e ci fa ricordare perché siamo da sempre così legati a questa particolare forma artistica: perché arriva al cuore e riesce a farci sentire qualcosa di più, se siamo disposti a farci travolgere da questa.

Negli stessi giorni sentivo per la prima volta “Primitive Music”, il nuovo disco di Giorgio Spedicato, in arte Machweo. In questi 45 minuti c’è la perfetta sublimazione di questo pensiero: un viaggio musicale completamente libero, passionale, spirituale.

Chiariamo una cosa: “Primitive Music” è un disco che per forza di cose non piacerà a tutti. Anzi, non piacerà a molti. Non prendiamoci in giro, quanti anche tra voi lettori correrebbero a scatola chiusa ad ascoltare un disco di improvvisazioni elettroacustiche? Free jazz e sintetizzatori? Ok, qualcuno di voi sta cominciando ad incuriosirsi, vero?

“Primitive Music” potrà  non essere un disco che ognuno correrà ad ascoltare, ma è a suo modo un ascolto necessario per chiunque dica di amare la musica. Necessario perché in questa ricerca spasmodica dell’ultima moda, della nuova living icon, del suono del futuro, un giovane normalissimo e preparato che offre 45 minuti di ‘delirio’, nella sua accezione etimologica latina di uscire fuori da un solco già tracciato, riporta in primo piano il valore spirituale della musica. Una densissima presenza/assenza in cui il suono si fa vita, un rituale fisico in cui perdersi.

Recuperate ora la citazione di Chiari scritta in cima all’articolo e fate partire “Primitive Music”. La musica è facile, sempre, se sappiamo abbandonarci alla bellezza.

83/100

(Matteo Mannocci)