DELICATE STEVE, “This Is Steve” (Anti, 2017)

Delicate Steve viene dal New Jersey, ma se fosse italiano sarebbe certamente bolognese. Un Beppe Maniglia evoluto, insomma. Per la sua indole scazza da vero cazzone. “This is Steve”, il suo terzo album, è in fondo in fondo musica un po’ maraglia, ma che intorta. Ci sono album solo strumentali come “This Is Steve” che non si affrontano, da cui telare, e invece Steve Marion (questo il suo vero nome) è un vero spanizzo, un chitarrista di un’altra pur senza essere un ipertecnico.
Già solo il video di “Winners” meritava, lui con il suo bulbo scarmigliato che cammina sulla Wildwood Boardwalk tra americani con la buzza, trenini imballati di genitori con i cinni, sbarbine in short, pizzerie al trancio da fame chimica tipo Altero: la melodia della canzone è una meraviglia, tra echi di “Man on The Moon” e una chitarra che ha un suono talmente originale che non c’è pezza.
Il resto è roba più tamarra tipo “Cartoon Rock” (che potrebbe essere una sorta di Satriani modernizzato) o con linee fischiettabilissime come “Help” o “Animals”, luoghi sonori in cui entrare facilmente anche senza che ti diano il tiro, oppure strade americane (come quelle del video) di “Tomorrow” in cui viaggiare polleggiato su una biga elettrica a due ruote. Anche se non ci sono canzoni rusco, c’è qualche pezzo in cui Steve si impaluga (“Swimming”) ma è poca roba.
La sua vera anima è evidente soprattutto nel video (qui sotto) in cui suona in playback tutto l’album mettendosi in posa, un video-bazza in cui fa quasi cabaret.
Insomma, Delicate Steve è una vera cartola.

74/100

(Paolo Bardelli)