SWANS, “The Glowing Man” (Young God Records, 2016)

005483377_500Dominante. Una parola, una sola, perfetta per definire “The Glowing Man”, l’ultimo disco partorito da Michael Gira con i suoi Swans (quattordicesimo album in studio, quarto degli Swans post reunion).

Dominante sopra le polemiche, le accuse e le brutte verità con le quali siamo stati costretti a scontrarci: a quanto viene fuori dai racconti di Larkin Grimm Mr. Gira potrebbe essere uno strupratore; sicuramente non un gentiluomo (tanto per usare un eufemismo).
Dominante sull’incertezza del futuro: “The Glowing Man” sarà l’ultimo disco di questa versione degli Swans (come affermato dallo stesso Gira) o l’ultimo in assoluto sotto il nome della storica band avant-industrial newyorchese?
Dominante, infine, sull’ascoltatore, reso del tutto impotente davanti all’enorme muro sonoro che si erge, più o meno ininterrottamente, per le due ore di lunghezza di questo monolitico monumento sonoro.

Questo perchè, al netto di tutto, l’ascoltatore degli Swans vuole solo la musica degli Swans, ed esaminiamo quella senza tornare all’infinita polemica sulla separazione della figura umana da quella artistica (“Se Pasolini era un pedofilo, se Carmelo Bene picchiava la moglie etc etc” noi abbiamo sempre chiuso un occhio per guardare le luci del proscenio dall’altra parte) sulla quale preferisco non pronunciarmi lasciando la parola a chi più di me è qualificato.

E la musica di “The Glowing Man” è meravigliosa, tanto che si potrebbe sin da ora definire come un punto fermo dell’intera discografia del gruppo newyorchese. Le sonorità drone, i crescendi orchestrali e le sperimentazioni noise sono infatti da anni il leitmotiv della band di Michael Gira, il ‘necessario contrario’ (e/o evoluzione) del sound marziale, industrial e incisivo della loro prima discografia. E come in “Children of God” tutti questi elementi arrivavano ad un picco (di intensità, di ispirazione, di maturità) anche “The Glowing Man” rappresenta lo zenit dell’attuale visione compositiva di Gira, che nei mesi scorsi aveva dichiarato che sarebbe stato “l’equivalente musicale di Ben Hur, unito a Ran di Kurosawa”. Un kolossal musicale.

Missione compiuta al 100%: sin dalle iniziali “Cloud of Forgetting” / “Cloud of Returning” (38 minuti complessivi, la lunghezza media di un LP) siamo sottomessi di fronte al Moloch Swans e al suo profeta Michael Gira, di fronte alle chitarre altissime e alle percussioni frenetiche. E poi bum! Il vuoto, un bordone di chitarre in feedback che sostituisce il beat, qualche frase biascicata da Gira ad accompagnare il lamento di un qualche strumento: siamo già ad uno dei momenti più alti del disco, in cui la massività iniziale cede il passo ad una rinascita, individuale e di una forza sovversiva incredibile, che spinge il singolo a guardarsi allo specchio dopo aver liberato i suoi istinti più primordiali.

Contrariamente al precedente “To Be Kind” (di uguale lunghezza ma molto più scorrevole), le composizioni non guardano mai all’immediato ma ad un piano più alto, sfiorato al tempo solo con la mastodontica “Bring the Sun/Toussaint l’Ouverture”, di cui appare una sezione nella meravigliosa title track, un medley di sonorità ‘à la Swans’ lungo 29 minuti e apice artistico del disco, accompagnato da “Frankie M”, altra cavalcata di 21 minuti ossessiva, ripetitiva, glaciale ed allucinata.

Non mancano comunque le ballate, una certezza del repertorio di Gira, che consegna a sua moglie Jennifer “When Will I Return?”, intervallo semi acustico dal testo straziante (che parla dell’aggressione subita dalla donna; ed anche qui l’ombra della vicenda Grimm-Gira torna a farsi sentire).

Non è per niente un disco di facile assimilazione, “The Glowing Man”. Certo, nemmeno fa parte dei ‘dischi più difficili degli ultimi anni’, e chi mastica già le composizioni degli Swans sarà facilitato ad approcciarcisi; ma per completezza, potenza espressiva e complessità diventa subito uno di quei dischi con cui confrontarsi nel tempo e crescere.

Ma soprattutto ci fa porre delle domande: quando sentiremo parlare di nuovo degli Swans? La tournèe, già iniziata (passerà in Italia a Roma, Bologna e Torino a Novembre) sarà l’ultima? Per quanto tempo?
Speriamo di trovare delle risposte soddisfacenti il prima possibile; nel frattempo, l’unica cosa che riesco a pensare è: lunga vita agli Swans!

86/100

(Matteo Mannocci)