CHAIRLIFT, “Moth” (Columbia, 2016)

chairlift-moth-new-album I Chairlift arrivano al terzo disco “Moth”, dopo il fortunato “Something” del 2012 e l’esordio in dimensione solista di Caroline Polachek con il moniker Ramona Lisa e “Arcadia”. E già da un ascolto superficiale si può intuire che la proposta musicale del duo di Brooklyn nel 2016 si smarca e in qualche modo rinnova da tutto quello che lo ha preceduto, in termini di forma più che di sostanza. Un lavoro ricercato e elegante, ma comunque fondato su una serie di canzoni a presa rapida: il pop sintetico dei Chairlift guarda a presente e futuro, nonostante gli anni ottanta si celino dietro l’angolo.

Questo è un disco personale ma estremamente gioioso, simboleggiato dalla falena, un qualcosa di notturno, onesto e vulnerabile“. Queste le parole rilasciate dalla Polachek e Patrick Wimberley nelle interviste di presentazione e che vogliono essere fedele specchio dell’universo sonoro lì racchiuso; prendendo la palla al balzo, utilizzerò in sede di commento tutti gli aggettivi citati. Partiamo da personale: i rapporti tra persone li troviamo in primissimo piano, che siano d’amore come nella stupenda ballata ambient co-prodotta da Robin Annibal dei Rhye, “Crying in Public”, amicizia o conflitto in “Unfinished Business”. Gioioso e notturno potrebbero rappresentare il contraltare ma questo vale se ci si ferma alla superficie dei brani; “Moth To The Flame” mescola influssi R’n’B con un beat dance tipico degli anni ’90, mentre i due singoli estratti “Ch-Ching” e “Romeo” entrano piuttosto tra le hit radiofoniche dell’universo pop attuale che si muove tra Beyoncè – con cui proprio i Chairlift hanno collaborato nel disco omonimo di fine 2013 – e Grimes.

Rimane l’attenzione per tematiche adulte, tra storie di New York ed esotismo, in canzoni piene zeppe di hook da potenziali singoli (“Show U Off”), che diventano vulnerabili quando troppo legate alle loro influenze. Esemplari del concetto “Polymorphing”, chitarra funky e un’eleganza vocale degna di Sadè, e la sofisticata traccia finale “No Such Thing An Illusion” che mette d’accordo Japan, Roxy Music e Eurythmics. In definitiva, i Chairlift ci consegnano un lavoro onesto e ben realizzato, forse a tratti monocorde se confrontato a un disco come “Something”.

72/100

(Matteo Maioli)