Ben Seretan, Impruneta (Firenze), Casa del popolo, 23 Luglio 2015

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Ben Seretan è come te lo aspetti: con il sorriso stampato in faccia, pronto a scambiare qualche parola con chiunque dopo e prima del concerto.
Si trova dall’altra parte del mondo, è musicista e sound designer newyorkese d’adozione ma nato e cresciuto in California. E nelle ultime settimane sta girando l’Italia in lungo e largo, dopo che l’italiana Love Boat Records ha ristampato il suo ultimo ed omonimo album, uscito e distribuito in poche copie (tutte esaurite), in vinile e cassetta, a fine 2014.

E così, con gli occhi di un fanciullo perso tra mare e monti, Seretan, in un giovedì di fine luglio, suona sulla terrazza panoramica della Casa del popolo dell’Impruneta, paese in provincia di Firenze, non lontano dalle colline del Chianti.
Comincia verso le dieci e mezzo, con la luna alta nel cielo, prende la chitarra elettrica in mano e non la lascia per un attimo, racconta storie di vita: dell’hangover della mattina dopo una serata passata a bere; dell’amore e della luce dopo il buio (“You will be stronger tomorrow / You will be wiser tonight”, Light leaks). Musica spoglia, senza le divagazioni sperimentali presenti su disco : voce e chitarra, che cercano di farsi spazio, con gentilezza ed educazione, tra i presenti rumorosi e vivaci. Ed arrivano dritti al cuore e lo conquistano per una notte o per sempre.
Nell’aria riecheggiano pennellate folk, pop, in rotta di collisione con un impressionismo punk. E capita che “I’m so lonesome I could cry”, brano di Hank Williams, perda le venature country originarie e diventi uno splendido bozzetto folk dai toni intimi, quasi spirituali. E che “Surfer Girl”, canzone surf/bubblegum dei Beach Boys, si trasformi in un power pop sgranato e lo -fi come se fosse una registrazione casalinga di Rivers Cuomo.

In conclusione, tra una canzone da cd (“The Confused Sound of Blood in a Shining Person”) e qualche nuovo brano, ancora da incidere in sala di registrazione (“He took my blues”), arriva poi una cover di “Just for fun”, ancor più dolce e tenera della versione di Jonathan Richman. E ormai il pubblico non vuole più che il chitarrista americano scenda dal palco. Ma poi, a causa di forze maggiori – c’è da preservare la voce per il concerto di venerdì a Revine Lago (TV) – il set giunge al termine, le luci si spengono. E l’attimo magico è già fuggito.

(Monica Mazzoli)