MIKAL CRONIN, “MCIII” (Merge Records, 2015)

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“MCIII”, terzo disco di Mikal Cronin, continua il percorso iniziato con le uscite discografiche precedenti – l’esordio omonimo e “MCII” (prima uscita per la Merge Records) – e segue un discorso di linguaggio pop, pur volendo arricchire il quadro sonoro con arrangiamenti più curati e nuovi strumenti (tzouras greca, corno e tromba).
La scrittura di Cronin, personale ed intima, riesce ad essere sempre universale, anche quando tratta temi autobiografici. E così dopo aver raccontato la post-adolescenza e il trascorrere inarrestabile degli anni l’autore ventinovenne dedica un’intera facciata – il lato B, soprannominato “Circle” – a brani che potrebbero essere i capitoli di un romanzo di formazione: i diciannove/vent’anni, momento di svolta nello sviluppo personale del musicista americano, sono il soggetto della narrazione.

Un album nell’album: un mini concept vero e proprio. Il modello di riferimento, preso ad ispirazione, a detta di Cronin è “Hounds of Love” (1985) di Kate Bush: lavoro dalla doppia faccia, da una parte art-pop sensuale ed accattivante e dall’altra una mini storia, in musica, di una donna dispersa tra le onde del mare (“The Ninth wave”). E quindi, non a caso, nella prima parte di “MCIII” si trovano i brani più (power) pop, di facile presa, con la chitarra in primo piano e la melodia giusta : “Made my mind up”, “Say” (che c’ha pure un intro kraut) e “Feel like”. Arriva poi “I’ve been loved”, ballata con archi, una sorta di canzone ponte che introduce l’ascoltatore nella seconda parte del disco: sei canzoni, per lo più, dai toni raccolti (fatta eccezione per le elettriche “Gold” e “Ready”) e con un cuore acustico – voce e chitarra – che si apre e sprofonda in gentili e leggiadri arrangiamenti d’archi (“Alone”, “Different”). Le parti per il quartetto d’archi – violoncello (Jessica Ivry), violino (Irene Sazer e Alisa Rose) e viola (Katie Wreede) – sono state scritte direttamente da Cronin: un fatto significativo, che dimostra quanto l’artista di Laguna Beach voglia ampliare i propri orizzonti musicali e compositivi.
Proprio per questo motivo “MCIII” risulta essere un album di transizione: il talento (pop) c’è sempre, alcuni pezzi sono davvero belli e struggenti ed altri, forse, più deboli, hanno una natura ibrida, a metà strada tra il Cronin power pop e una nuova personalità artistica, più matura ed adulta, che non si è ancora sviluppata del tutto.

70/100

(Monica Mazzoli)