La Top 7 delle non hit di Franco Battiato

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Franco Battiato oggi compie 70 anni, ma potrebbe compierne 103 o 350 per quante cose ha saputo fare nella musica e nell’arte in generale. Molte di queste si conoscono, perchè la grandezza di Battiato è stata anche quella di far cantare gli italiani di robe che solo lui in realtà capiva (forse).

Altre cose invece si conoscono un po’ meno. Ecco perchè abbiamo deciso di fargli gli auguri (anche per la guarigione dopo il capitombolo!) con una speciale classifica di sue canzoni: non le più famose, ma le migliori non hit.

7. Le Aquile (“Patriots”, 1980)

Esiste un modo per cantare, dentro una canzone pop, le parole “cavigliere ortopediche”, e Battiato lo sa e lo dimostra. Il testo, tratto da un libro della scrittrice svizzera Fleur Jaeggy, è qualcosa che va ben oltre l’ermetismo e la poesia.

6. Scalo A Grado (“L’Arca di Noè”, 1982)

Gli estimatori di Nanni Moretti questa la conosceranno per la scena sulla spiaggia in “Bianca”. All’epoca dell’uscita il disco fece scalpore, e “Scalo A Grado” ne guadagnò in ascolti, ma è un pezzo che ormai il cantautore siciliano non canta quasi più.

5. Di Passaggio (“L’Imboscata”, 1996)

Il Battiato in piena epoca Sgalambro. Con l’amico filosofo inizia a scrivere testi e a comporre musica: alcuni accusano una deriva intellettualoide del percorso artistico, e forse è davvero così. Uno dei temi che vengono affrontati con più costanza dall’artista catanese diventa il tempo, la vita che rimane da vivere (già un anno prima aveva fatto uscire un pezzo che dice tutto già dal titolo: “Breve invito a rinviare il suicidio”)

4. Come un cammello in una grondaia (“Come un cammello in una grondaia”, 1981)

Questo disco contiene quella che forse è la migliore canzone di Battiato, “L’ombra della Luce”, un pezzo che raggiunge picchi di spiritualità e lirismo forse irraggiungibili per la canzone italiana. E’ il Battiato in fissa con l’oriente: non a caso, la canzone che dà il titolo all’album è tratta da una citazione dello scienziato persiano del XII secolo Al-Biruni, che usava per indicare l’inadeguatezza della propria lingua nel descrivere argomenti di carattere scientifico.

3. Il Vuoto (“Il Vuoto”, 2007)

Una canzone che arriva dall’ultima fase della produzione di Battiato, quella in cui si concentrano di più i suoi tentativi di analisi e comprensione della società e del mondo che abbiamo intorno. Ne “Il Vuoto” tutto questo viene riassunto e condensato nella strofa: “danni fisici psicologici collera e paura stress sindrome da traffico ansia stati emotivi primordiali malesseri pericoli imminenti e ignoti disturbi sul sesso”

2. New Frontiers (“L’Arca di Noè”, 1982)

Un pezzo che inizia con “l’evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero“, prosegue con “libera la tua immaginazione temporale,
e mandala al potere nel tuo organo sessuale” e finisce con “le pareti del cervello non hanno più finestre“. Non serve dire altro.

1. Il silenzio del rumore (“Pollution”, 1972)

Il Battiato avanguardista sonoro di inizio anni ’70, quello che giocava con l’elettronica e la musica sperimentale. Campionatori, sintetizzatori, testi nonsense: è da qui che l’artista siciliano comincia a produrre fuorismi sensati che soltanto dopo acquisteranno quelle tinte pop che lo porteranno al successo nazionalpopolare. Qui una clip rara dei suoi esperimenti audiovisivi.