TV ON THE RADIO, “Seeds” (Harvest, 2014)

tvotr1Che figli di puttana, ragazzi.
Aprire un album con la voce di Tunde Adebimpe che canta “How much do I love you?” spiazza subito. In senso assoluto, ancor prima che tutto inizi. Per cui ditemi chi – almeno chi si approccia all’ascolto dell’ultimo lavoro dei newyorkesi per interesse – non si predisporrebbe bene all’ignoto. “Ignoto” ovviamente inteso come il non sapere cosa aspettarsi. Ti chiedi: stanno già chiedendo venia o semplicemente hanno deciso di farti scoppiare il pacco regalo in faccia?

A 11 anni dall’ep “Young Liars”, sfido quasi chiunque a smentire il fatto che i TVOTR siano da allora tra i gruppi più riconoscibili. Eppure. “Seeds” è lucido, considerando la storia chimica del gruppo.

E “Seeds” ha quasi diradato la fumosità caratteristica dei suoni onnipresenti almeno fino a “Dear Science”. Quella nebbia, o meglio, quello smog sembra essersi dissolto in un’ambienza soffusa e ovattata, una rivisitazione elettro-soul stile Zero 7 (“Test Pilot”).
Resta il fatto che fin qui va ancora tutto bene. Tutto rientra nel carattere.

Poi non ci credi. Perché ti chiedi come diavolo riescano a rendere un pezzo come “Love Stained”, che nelle mani di altri sarebbe risultato banale, scontato, una canzone che d’irritante ha solo il fatto che non duri di più.
“Seeds” sembra aver spalancato le finestre di un buco di Brooklyn per trasformarlo in un attico a Manhattan.
Però la giostra che sanno creare nelle sinapsi di chi li ascolta paradossalmente è rimasta simile a quella che, per esempio, creava “A wolf like me”, anche se del lupo sembra non ci sia più traccia.
Repulisti costruttivo? Perdite difficili?
Entrambe le cose, di certo.

Tunde Adebimpe, David Sitek, Kyp Malone, Jaleel Bunton sono presenti. Ci sono.
“Seeds” ha la batteria e la drum machine e i campioni. Ha le chitarre distorte e il synth.
Testi facili e ganci edulcorati.

Tutti i suffissi e i prefissi sono eccessivi, risultano inutili: basta dire “pop”.
I Tv On The Radio hanno fatto un album pop. Senza perdersi. Accattivante.

Come Pharrell Williams? No, ora non esageriamo, però.

72/100

(Elisabetta De Ruvo)

18 novembre 2014