APHEX TWIN, “Syro” (Warp, 2014)

FINAL MASTER SYRO DIGIPAK.inddInutile girarci intorno. L’uscita di un nuovo album che esibisce il marchio Aphex Twin non può essere accolta come una delle tante.
“Drukqs”(Warp), il predecessore di “Syro”, risale al 2001, e, benché fosse un doppio, non si può dire che abbia lasciato il segno. In questi lunghi tredici anni uscite di taglio diverso, come i “26 Mixes for Cash” (Warp, 2003), la serie di Ep in vinile per la Rephlex “Analord”, delle cui tracce troviamo una selezione nella compilation “Chosen Lords” (Rephlex, 2006) e “Rushup Edge” (Rephlex, 2007), lavoro pubblicato con lo pseudonimo The Tuss.

“Syro”, del quale si potrebbe diffidare nel corso di un primo rapido ascolto, appare, alla lunga, come un album di una certa importanza. Qui trovano spazio tracce d’altri tempi come “Xmas_Evet10 (Thanaton3 Mix)” e “Produk 29”, che richiamano chiaramente la matrice comune anche a Boards of Canada, Bochum Welt e Luke Vibert. Nel pentolone ci sono tutti gli elementi che riportano alla mano di Richard David James: suoni acidi, atmosfere desolate ed inquietanti, la tendenza a muoversi, a volte, proprio sul confine che separa buono e cattivo gusto.
Si percepisce da subito, poi, una rinnovata predilezione per i ritmi broken e “Minipops 67 (Source Field Mix)”, “4 Bit 9d Api+e+6” e “Circlont6a (Syrobonkus Mix)” rappresentano proprio alcuni esempi in questo senso.
Nella lista, inoltre, “Circlont14 (Shrymoming Mix)”, “Syro U473t8+e (Piezoluminescence Mix)”, “Papat4 (Pineal Mix)”, “S950tx16wasr10 (Earth Portal Mix), episodi drill’n’bass che suonano esattamente come un duetto Afx – Squarepusher.

“Syro” appare, anche per questo, immediatamente ed inconfondibilmente come qualcosa che nasce sull’asse Warp – Rephlex e che vede coesistere gli spasmi techno di “180db_” (su questo versante è stato certamente pubblicato di meglio) con le dolci e posate note di “Aisatsana”.
Da uno dei maggiori e più influenti esponenti dell’elettronica da almeno due decenni (e James lo è veramente), si tende ad aspettarsi, in occasione di ogni nuova pubblicazione, qualcosa di talmente alto da essere in grado di ridefinire i canoni del genere. Ma così non può essere sempre. Il rischio è quasi sempre quello di non contemplare giudizi intermedi tra i concetti di “fiasco” e “capolavoro”. Le cose, però, molte volte stanno in un altro modo.

In “Syro” non si avverte certo l’effetto “rivoluzione elettronica” della saga “Selected Ambient Works”, o l’estro di altri lavori come “I Care Because You Do” (Warp, 1995) e “Richard D. James Album” (Warp, 1996).  Ascoltando “Syro”, però, è possibile farsi un’idea di tutto quello che l’IDM è stata, è ed ha stimolato, nonostante sopravvivano disquisizioni infinite quanto inutili sulla definizione di “Intelligent Dance Music”.
Senza cadere in entusiasmi eccessivi, abbiamo di fronte una manciata di tracce di musica elettronica sapientemente confezionate con gli arnesi adatti. Ne uscissero più spesso di album così.

79/100

Tommaso Artioli