BLUNEPAL, “Follow The Sherpa” (Wasabi produzioni / Green Fog Records, 2014)

coverOgni epoca breve, ogni decennio in questo caso, reca con sé particolarità specifiche in ogni ambito della cultura pop. Così si può riconoscere il periodo storico-culturale di un film guardando l’insistenza dei rossi o dei blu nel viraggio delle vecchie pellicole (‘60-’70), o l’uso sperimentale di tecniche di stampa o esplosione di materiali nell’arte (penso a Schifano o alla Fioroni, sempre nei Seventies) o l’uso del Farfisa nella musica, che, partendo da un uso acido e psichedelico negli anni ‘60, si rese quasi indispensabile nella definizione di ambienze che fondevano il pop con le esigenze di rottura e rivoluzione di quegli anni che per molti hanno significato “avanguardia”.

“Follow The Sherpa” dei BluNepal esce nel 2014, ma potrebbe tranquillamente essere incastrato in un momento qualsiasi che va dal 1969 al 1978. C’è come un recupero filologico delle esperienze musicali di data epoca, non per niente – anche se non stiamo parlando di emuli – loro stessi si pongono vicino ai Calibro 35, che da quel recupero storico hanno tratto la loro cifra stilistica.

L’impressione è che il gruppo genovese abbia voluto cimentarsi con le rotture auliche jazz o sperimentaliste che fecero strabuzzare gli occhi e le orecchie a chi all’epoca ascoltava Gato Barbieri, o anche Umiliani o Stockhausen. Se è così, i BluNepal hanno raggiunto il loro scopo e, riprendendo l’amore per la rivoluzione che mosse grandi artisti di quell’epoca ancora ingenua, ci offrono un lavoro omogeneo e coerente, che non perde d’intensità dall’inizio alla fine, che si compiace delle proprie ottime capacità di composizione e scrittura non melodica, ma restituisce uno spaccato che emana luce calda che avvolge l’ascoltatore. Ascoltatore a cui si consiglia di cercare il disco e goderne, anche senza disamina pezzo per pezzo, poiché un’analisi cronachistica spazzerebbe via l’allure di gioiellino vintage. Unica menzione per l’inattesa chicca della cover beatlesiana che chiude l’album. Così acida sarebbe piaciuta moltissimo anche agli immortali inglesi.

82/100

(Elisabetta De Ruvo)

13 febbraio 2014