HAIM, “Days Are Gone” (Polydor, 2013)

HAIM-DAYS-ARE-GONERivelazione pop dell’anno? Non ci si va lontano. È un esordio che convince e fa ben sperare per il futuro, quello delle tre belle sorelline Haim from Los Angeles, California. Soprattutto nella realizzazione di un prodotto equilibrato, ben arrangiato vocalmente e strumentalmente. Nipotine dei Seventies di Joni Mitchell e Stevie Nicks, si sono fatte strada nel 2012 con varie date di spalla ad associated acts quali Mumford and Sons e Florence and The Machine. Citano inoltre come influenze Kendrick Lamar e Jessie Ware, per chiudere il cerchio tra America e Inghilterra.

Ariel Rechtshaid, produttore degli ultimi lavori di Vampire Weekend, Solange e Charli XCX (ricordate “Il Giro Giusto” di Bugo?) e James Ford in un paio di episodi, danno forma al frizzante materiale del gruppo. Ed entrando nel merito di “Days Are Gone”, tolti un paio di episodi che cadono nell’aperto citazionismo (l’intro di “The Wire” si fonde perfettamente a quello di “Heartache Tonight” degli Eagles; “If I Could Change Your Mind” ricalca nel suono di synth Whitney Houston nella sua hit più famosa), sono tante le cose che si fanno ricordare. Le perle sono almeno tre: la title track, una spruzzatina di funky ed un falsetto nel chorus che piacerebbe a Autre Ne Veut; “Let Me Go”, in cui le sorelle si alternano nella voce con effetto di supplica che si spezza nell’energico solo di chitarra centrale; “Forever”, un capolavoro pop che ricalca sia le atmosfere Eighties di Miami Vice che il Michael Jackson del periodo “Off The Wall”. Un pò come già fatto da Nero nel singolo “Reaching Out” con risultati ben diversi.

Il resto del lavoro ci lascia in eredità un’altro brano a presa rapidissima, “Falling”, il crossover tra rock e hip-hop di “My Song 5”, infine la disillusione degli amori giovanili in “Honey and I” e nella conclusiva “Running If You Call My Name”, i pezzi più tradizionali in repertorio.
Lunga vita al pop delle Haim.

74/100

(Matteo Maioli)

20 novembre 2013