CLOUD NOTHINGS, “Attack On Memory” (Wichita / Self, 2012)

Curioso come anche quando si tratti “solo” di registrare un disco, paia che Steve Albini sia capace di lasciare comunque un segno. Magari non c’entrarà proprio nulla, ma con questo nuovo disco, Dylan Baldi e compagni spostano i Cloud Nothings in territori meno “innocenti” e catchy/pop rispetto all’esordio, con un passo e mezzo dentro suoni più aspri e taglienti, per pezzi più tirati e dilatati, urlati e grezzi. Più Slint (o Fugazi) che Wavves insomma, per quanto le radici delle melodie che si alternano rapide alle rincorse psych da chitarre elettriche spianate e voce rotta, siano ancora più che apparentate con l’indie rock anni ’90. “Attack On Memory” alla fine è tutto qui: un sincero passo in avanti, sia in termini estetici che di forma, ma ancora un passo incerto. Gli ingredienti spesso sono quelli giusti (“Wasted Days” è un gran bel pezzo) ma non sono ancora dosati e miscelati con la sapienza di chi ha deciso che forma dare alle proprie visioni sonore.

65/100

(Giampaolo Cristofaro)

4 aprile 2012

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